Un grande buco nel cielo sta interessando gli scienziati di tutto il mondo. Si è aperto nel cielo, di che si tratta?
Incredibili novità dal mondo scientifico stanno mandando in subbuglio esperti di tutto il mondo. Ogni giorno arrivano infatti preoccupanti notizie circa le conseguenze del cambiamento climatico, che si abbattono sul mondo animale, sui mari, sulla qualità dell’aria che respiriamo. Una notizia quella che raccontiamo oggi ci parla invece di un buco che sta letteralmente facendo ossessionare esperti da tutto il mondo. Di che si tratta? Scopriamolo insieme.
Ogni giorno milioni di scienziati in tutto il mondo si occupano di monitorare il nostro pianeta. Soprattutto in questo periodo storico in cui tanto si parla delle conseguenze dei cambiamenti climatici sull’intera Terra.
Cambiamenti che rischiano a lungo termine di danneggiare seriamente il pianeta e che già da ora si fanno sentire con pesanti conseguenze sul clima. Questa volta a suscitare clamore è un grande buco nel cielo. Dal momento in cui è stato notato, sta preoccupando moltissimo scienziati di tutto il mondo.
Per spiegare di che si tratta è bene parlare di un famoso buco, uno che conosciamo tutti. Ci riferiamo al buco dell’ozono. Un fenomeno provocato da una riduzione dello spessore dello strato di ozono, ovvero quello che ci protegge dai raggi uv, nell’atmosfera. Perché accade questo assottigliamento? Si tratta di una conseguenza del rilascio nell’atmosfera dei gas clorofluorocarburi.
Quello che sappiamo oggi e che ci è stato spiegato in modi diversi, è che attualmente questo buco nell’ozono si trova sopra il Polo Sud, andando ad espandersi del 5% ogni 10 anni. Il continuo rilascio di sostanze inquinante peggiora di continuo la situazione, per via soprattutto di utilizzo di impianti refrigerati e bombolette inquinanti.
Gli esperti cercano da sempre di sensibilizzare circa questa problematica. Se a lungo andare lo strato di ozono continuerà a ridursi, ovviamente questo farà sì che le radiazioni che raggiungono la superficie terrestre aumentino in maniera esponenziale. In minima parte si tratta di radiazioni non dannose, ma in quantità maggiori potrebbero alterare gli equilibri della biosfera dell’intero pianeta. Ebbene, secondo gli scienziati esisterebbe un secondo buco dell’ozono nella nostra atmosfera.
Qualcosa che se confermato potrebbe avere un impatto disastroso sulla popolazione mondiale. A rivelarlo è uno studio del professor Qing Bin Lu dell’Università di Waterloo.
Lo studio è molto preciso e parla chiaro. Il secondo buco sarebbe lì indisturbato circa da 40 anni. Non solo, perché è sette volte più grande di quello fino ad ora conosciuto. Lo spiega il professore stesso attraverso le pagine della rivista specializzata AIP Advances.
Dove si trova? A quanto pare è collocato in corrispondenza dei tropici. Gravissimo dunque se pensiamo che l’area tropicale costituisce meta superficie terrestre. E questo conduce dunque a dover analizzare come le radiazioni Uv stiano cambiando, andando anche ad influenzare rischi per la salute. Sappiamo bene quali sono i danni del sole sulla nostra pelle e le malattie che può comportare.
Come è stato individuato? La ricerca ha preso in esame i cambiamenti annuali dell’ozono, messi a confronto con i cambiamenti di temperatura degli ultimi dieci anni. Un vero shock, perché se questa scoperta venisse confermata, metterebbe in discussione quello che fino ad oggi si sapeva su questo fenomeno. E infatti altri esperti sono però scettici.
C’è infatti chi parla di misurazioni imprecise, che non attingono alla letteratura precedente che spiega e documenta le modificazioni dell’ozono nelle varie regioni dell’atmosfera.
Un professore di Leeds, Martyn Chipperfield, si è infatti definito scettico e sorpreso. Parla di risultati controversi, la cui veridicità potrebbe essere messa in discussione. La maggiore obiezione agli studi di Qing Bin Lu è principalmente nel fatto che questo cambiamento dei livelli di ozono nei tropici non era mai stata evidente prima in altri studi.
E secondo Leeds, notizie di questo tipo non dovrebbero mai dipendere da un solo studio. Dunque prima di affermare con certezza l’esistenza di un secondo buco dell’ozono, saranno necessarie attente verifiche. Per ora quello che è certo è il metodo utilizzato da Lu. Il team ha studiato il meccanismo di riduzione dell’ozono avviato da una reazione elettronica, innescata dai raggi cosmici per circa due decenni.
Dunque bisognerà ora attendere nuove specifiche per considerare l’attendibilità di tale affermazione. Gli esperti di tutto il mondo naturalmente sperano che questa ricerca sia solo frutto di un grande abbaglio.
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