Una nuova scoperta nel cuore degli abissi: quello che sembra un corallo si è rivelato essere qualcosa che rimetterà in discussione alcune conoscenze scientifiche.
Nell’ambito di alcune ricerche, accade più spesso di quanto si pensi che ci si possa imbattere in qualcosa che non si stava cercando. Che esse siano di tipo storico o scientifico, la casualità di alcune scoperte è a volte incredibile. È il caso di questa notizia che ha dell’incredibile e viene direttamente dagli abissi, dove quello che sembrava un corallo si è rivelato tutta un’altra specie.
A diffondere questa incredibile notizia è stato un gruppo di scienziati del Department of Organismic & Evolutionary Biology dell’Università di Harvard, durante una ricerca sulle aragoste.
Nella fattispecie il team era alla ricerca di una sorta di albero genealogico di queste creature marine, basandosi su quelle più diffuse in assoluto le munidopsid. Queste sono rintracciabili solitamente sui pendii continentali e sulle pianure abissali.
Osservando la foto anche a noi sembra un tipo di corallo, eppure non è così. Quanto appreso dal team di Harvard ebbene è l’esistenza di ben cinque nuove specie di aragosta! Nella famiglia dei decapodi infatti l’aragosta, in particolare quella tozza, è la specie più diversificata.
Ogni anno in realtà vengono scoperte nuove varietà di questa famiglia, ciononostante la loro diversità è oggetto di studio continuo, poiché la loro classificazione si basa su dati rilevati dalla morfologia o dai loro tratti caratteriali.
Secondo gli scienziati di Harvard la varietà delle aragoste è da imputare alla presenza di specie di cui prima non si aveva conoscenza. Questa scoperta chiaramente rimette in discussione quanto conosciuto fino ad oggi delle munidopsid e naturalmente una revisione della classificazione aragoste tozze.
Questa varietà deve il suo nome alla piegatura della coda sotto il corpo. Se ne conoscono più di mille di questa specie e si trovano praticamente ovunque, sebbene la diversità più particolare sia rintracciabile nei tropici del Pacifico occidentale.
Ora gli scienziati dovranno fare ordine in quella che è la filogenesi di questa specie ed è naturalmente una splendida opportunità per aggiungere un nuovo tassello al miracolo dell’evoluzione
A parlare di questa scoperta è stata la ricercatrice Paula Rodríguez Flores. Le prime tre specie ha spiegato, sono state rintracciate all’interno delle collezioni di zoologia degli invertebrati del Museum of comparative zoology di Harvard.
Erano stati raccolti degli esemplari nel corso di dieci anni grazie a veicoli telecomandati ed infiltrazioni. Si trovavano nei fondali di Galapagos, Costa Rica e California. Questo nell’ambito di alcune spedizioni oceanografiche dello Schmidt Ocean Institute.
Gli scienziati hanno rintracciato quarta e quinta specie nella collezione di invertebrati dello Scripps Institution of Oceanography un anno fa. Rodrìguez Flores ha poi raccontato che la quinta specie seppure raccolta diversi anni prima non era stata riconosciuta come tale. Almeno fino a quando il team non l’ha presa in esame.
“Trovare queste specie è stato super emozionante – ha dichiarato Rodriguez Flores – Esiste infatti un limite di distribuzione verticale in cui non si ne trovano più questi esemplari a determinate profondità e questo li rende degli animali davvero interessanti“.
Le nuove specie hanno avuto tutte dei nomi che omaggiano i ricercatori che hanno guidato le spedizioni: Munidopsis girguisi per il professor Peter Girguis che ha guidato la spedizione oceanica Nautilus.
Munidopsis cortesi e Munidopsis hendrickxi in onore del professor Jorge Cortés-Nuñez dell’Università del Costa Rica e del professor Michel Hendrickx dell’Università Nazionale Autonoma del Messico.
Il nome Munidopsis nautilus per l’omonima nave che ha raccolto l’unico esemplare di questa specie. La Munidopsis testuda si riferisce al guscio dell’aragosta e alle tartarughe giganti delle Isole Galapagos, dove questa specie è stata raccolta.
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