Questa bellissima regione italiana ci ricorda l’Olanda: mulini a vento, tramonti sensazionali e una grande storia antica tutta da scoprire.
C’è un angolo nella nostra Italia che sembra riprodurre uno scorcio di Olanda. Anzi, ancora più bello. Qui a farla da padrone ci sono romanticissimi mulini a vento, tramonti dalle mille sfumature di rosa, arancio e rosso, acque rosate, e l’oro bianco.
Sì, proprio oro bianco, perché in questa regione è così che viene chiamato questo prezioso e antichissimo prodotto.
Una bellissima regione italiana che custodisce un angolo incantevole
Se ti ritrovi qui al tramonto ti sembrerà di essere il protagonista di uno di quei meravigliosi quadri dipinti nel periodo dell’Impressionismo.
I contrasti di luce e ombre e i color accesi di questo posto, infatti, hanno proprio la stessa essenza e intensità di quelli che il pittore cercava di immortalare nelle sue opere e richiamano le stesse forti sensazioni che costui sicuramente provava di fronte allo spettacolo della natura.
Qui oltre alla natura c’è anche la mano dell’uomo che però, questa volta, non ha distrutto l’idillio poetico del posto, ma anzi lo ha incrementato.
Se non hai ancora capito di che luogo stiamo parlando, ti diamo un altro indizio: si trova in Sicilia, in provincia di Trapani.
Le saline di Mozia e la meraviglia dei mulini a vento
Ci troviamo nella punta occidentale della Sicilia, sulla strada che si snoda tra Trapani e Marsala. Proprio qui si trova una delle riserve naturali più romantiche dell’isola, la Riserva dello Stagnone. Si tratta di una laguna che comprende quattro isole: Isola Lunga, Santa Maria, San Pantaleo e Schola.
Sull’isola di San Pantaleo, si trova uno dei siti archeologici più importanti della Sicilia Occidentale e dell’intera laguna dello Stagnone: l’antica Mothia. Si tratta di un’importante colonia fenicia fondata nel VIII secolo a.C. circa che un tempo fu un fondamentale scalo commerciale per il Mediterraneo.
Mothia fu palcoscenico delle battaglie tra greci e cartaginesi durante il VI secolo per la conquista della Sicilia. Il tiranno di Siracusa Dionisio il Vecchio la assediò nel 397 a.C.; gli abitanti di Mothia furono quindi costretti a spostarsi sulla terraferma, nella colonia di Lilibeo che sarebbe poi diventata Marsala.
Dopo essere poi passata sotto il dominio romano nel 241 a.C., la città probabilmente era già stata abbandonata. Fu solo grazie al nobile inglese Giuseppe Whitaker che Mothia fu riscoperta e valorizzata tanto per la sua storia quanto per la sua bellezza.
Oggi l’isola insieme al suo museo archeologico è aperta e visitabile tutti i giorni. Ciò che custodisce ha un valore impareggiabile. Una volta sbarcati a Mothia sembrerà di essere arrivati in un’isola lontana dal mondo e dal tempo.
I colori e i profumi tipici della vegetazione mediterranea, le acque basse della laguna e i resti dell’antica città formano davvero un quadretto pittoresco e suggestivo. Ma non solo.
Il pezzo più importante dell’isola si trova all’interno del Museo Whithaker dove è custodito il Giovinetto di Mozia. Si tratta di una meravigliosa statua in marmo del V secolo a.C., ritrovata sotto un cumulo di argilla nel 1979.
Le saline di Mothia e i mulini a vento
I fenici non solo costruirono questa straordinaria cittadella, ma furono anche i primi a sfruttare le acque basse e salate della laguna per dare vita alle prime saline.
Le caratteristiche appena dette delle acque, unite alla ventilazione tipica del posto, favorivano l’evaporazione che permetteva di ricavare il sale da commerciare in tutto il bacino del Mediterraneo.
Il sale divenne subito un prodotto preziosissimo e di valore, tanto da diventare per volere di Federico II monopolio della Corona.
Con il passare del tempo furono anche costruiti incantevoli mulini a vento che oggi, però, non vengono più utilizzati, visto che le procedure si sono meccanizzate. Rimangono comunque un elemento imprescindibile che conferisce ancora di più quell’aspetto romantico e poetico allo Stagnone.