Sbalorditiva scoperta su un nuovo esemplare, il più letale al mondo: in questo Paese

Un esemplare che forse è il più letale al mondo, al centro di una scoperta davvero sbalorditiva. Scopriamo insieme di che si tratta.

Scoperto nuovo esemplare velenoso
Scoperto nuovo esemplare velenoso – viaggi.nanopress.it

La scienza è sempre in movimento, soprattutto quando si tratta dello studio di particolari specie. Al mondo esistono moltissime specie considerate davvero molto pericolose. Spesso per la loro aggressività e dimensione, è il caso dei serpenti. A volte perché possono provocare sia negli altri animali che nell’uomo, pericolosi fastidi che possono talvolta evolvere in gravi conseguenze per la salute. Oggi raccontiamo un aggiornamento che sta sorprendendo gli stessi scienziati e riguarda una specie davvero “killer”. Di che si tratta?

Il più letale al mondo, questo esemplare sbalordisce gli scienziati

Una delle specie che più affascinano gli studiosi di tutto il mondo è senza dubbio quella dei ragni. Un animale così complesso da far parte anche della cultura popolare.

Appartengono all’ordine degli aracnidi, contando ben 129 famiglie e più di 49.000 specie. Li troviamo in quasi tutti gli habitat del pianeta. Vivono tranquillamente in ambienti terrestri, marini e persino aerei, grazie alle loro incredibili capacità di adattamento.

Come è noto la maggior parte di questi è carnivora e si nutre di insetti ed altri piccoli invertebrati. Alcune specie di ragni sono note per essere dei predatori attivi e cacciano attivamente le loro prede. Non tutti i ragni in realtà sono pericolosi per gli esseri umani. Però ne esistono diversi che rappresentano una vera e propria minaccia.

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Il più letale al mondo – viaggi.nanopress.it

Il più letale al mondo risulta essere l’Atrax Robustus, noto anche anche come Ragno a Imbuto o Ragno dei Cunicoli. Un esemplare di grandezza che va da uno a cinque centimetri, di colore scuro, spesso marrone o nero. Il suo morso può essere molto doloroso. Questo per via dei cheliceri particolarmente sviluppati, attraverso i quali inietta il suo pericolosissimo veleno.

Sebbene sia una specie già nota alla scienza, è oggetto di uno studio molto approfondito proprio sul tipo di veleno che trasmette e su come agisce.

Lo studio sull’Atrax Robustus

Il ragno a imbuto è una specie che negli anni ha terrorizzato moltissimo l’uomo, soprattutto nei territori dell’Australia. In alcune occasioni purtroppo il suo morso è stato anche letale. Nel 1981 gli scienziati sono però riusciti a mettere a punto un antidoto al suo veleno, sebbene rimanga ancora fondamentale la tempestività.

Dopo il morso si deve intervenire immediatamente, altrimenti si rischia di vanificare l’effetto del farmaco e rischiare grosse conseguenze. C’è però un nuovo studio che riguarda proprio il veleno, portato avanti dalle equipe delle università James Cook e Monash, entrambe australiane.

Secondo i due team infatti la sostanza che l’Atrax Robustus secerne è assai particolare e studiarla a fondo potrebbe essere utile non solo per proteggere l’uomo, ma anche per produrre antidoti come pesticidi naturali.

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Il ragno a imbuto – viaggi.nanopress.it

Lo racconta la portavoce dell’equipe incaricata, la professoressa Linda Hernández Duran. In questo studio pubblicato sulla rivista di settore Plus One, sono stati presi in esame quattro specie diverse di Atrax. Nello specifico il Robustus, lo Hadronyche valida, lo Hadronyche Cerberea e lo Hadronyche infensa. Una distinzione utile per valutare se ogni veleno agisce e si comporta diversamente in base alla specie.

Ognuno di questi ragni è stato sottoposto a stimoli diversi per metterli nella condizione di adottare comportamenti diversi. In seguito sono stati analizzati alcuni dati ed infine raccolto il veleno. La Hadronyche valida, in particolare ha mostrato il risultato più sorprendente.

Il più letale al mondo degli esemplari, pare produca un veleno che cambia qualora cambino le condizioni in cui si trova ad agire. Questo ragno in poche parole sarebbe in grado di modificare il tipo di veleno che secerne, in base alle condizioni in cui si trova. Ne sono certi gli scienziati che ne hanno analizzato anche la frequenza cardiaca, e soprattutto la modifica del comportamento in base agli stimoli che riceveva.

Si tratta dunque di una scoperta davvero incredibile, perché apre un nuovo scenario sullo studio del veleno e che permetterà sicuramente in futuro di approntare anche degli antidoti diversi. Non ci resta che attendere degli aggiornamenti.

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