Sono affascinanti, ricche di storia e misteri. Perché le antiche città vengono sepolte? Ecco il vero motivo.
Il fascino delle antiche città è ancora oggi molto forte. Tanti di noi sono curiosi circa il nostro passato, ancora oggi per certi aspetti avvolto nel mistero. Dunque notizie circa la scoperta di antiche città o almeno dei loro resti, viene accolto sempre con grande entusiasmo. Così come ancora oggi sono sempre molto visitati parchi ed aree archeologiche che ne conservano gelosamente i resti. Vi siete mai chiesti però come mai molti di questi incredibili reperti si trovano sepolti?
Effettivamente ci siamo mai fermati a pensare al perché tutto quello che conosciamo ancora oggi di queste antiche città, è stato ritrovato sepolto sotto metri e metri di terra. O ancora oggi viene alla luce nell’ambito di nuove infrastrutture? Come mai semplicemente le rovine delle città che ci hanno preceduto non sono rimaste lì dove sono nate?
Perché le antiche città vengono sepolte? Il motivo è presto detto. O meglio le motivazioni sono diverse. Si potrebbe parlare di multifattorialità. Nel caso dell’amatissima Pompei ad esempio ne conosciamo la ragione: si è trattato di una calamità naturale che ne ha anche messo repentinamente fine alla vita e contestualmente ricoperta di lava.
Non è naturalmente il caso di tutte le città che sono poi state riportate alla luce. In alcuni casi molti di questi nuclei sono stati abbandonati per motivazioni diverse, che vanno dallo spostamento ad altri centri abitati, a carestie. E ancora per ragioni di sicurezza, come terremoti o invasioni da parte di altri popoli. La natura ha poi fatto il resto, ricoprendo quello che rimaneva di vegetazione, o anche strati di terra e altri materiali, trasportati dal lungo lavoro del tempo con il vento, dall’acqua, da fenomeni di inondazione.
Il vento in particolare svolge un ruolo incredibilmente cruciale. Sembra niente eppure in anni è in grado di trasportare moltissimo materiale. E difatti di quanti reperti abbiamo avuto notizia, rinvenuti nelle aree desertiche? Seppelliti sotto coltri di sabbia? Ebbene trasportate proprio dalle correnti aeree.
Il caso più noto è quella della Sfinge, rinvenuta appunto coperta sotto strati e strati di sabbia. Il suo rilevamento risale infatti al 1817, non con poca fatica.
Se ci pensate è più o meno lo stesso fenomeno del non passare l’aspirapolvere o un panno sui mobili in casa. Assisteremo ad una copertura continua di materiali. Naturalmente in scala più piccola.
Proprio per la particolarità di queste situazioni, archeologi e geologi lavorano spesso in tandem. I primi si occupano di ricostruire tappe e processi storici con l’aiuto dei ritrovamenti di antichi reperti. E spesso arrivano in loro aiuto proprio i geologi, che invece studiano la conformazione del territorio anche per ipotizzarne gli scenari futuri.
C’è poi in tema di città sepolte, il discorso dell’attività umana. Basti pensare alla nostra Roma, abitata per millenni e che ancora oggi continua a regalare porzioni intere di città sepolte a profondità incredibili. Questo è frutto dell’attività umana.
Se oggi siamo infatti molto attenti (o dovremmo esserlo) a quello che accade nel momento in cui ci approcciamo a delle nuove costruzioni, in passato non c’era tutta questa “delicatezza” e rispetto nella conservazione del patrimonio antico. Moltissimi anni fa, i nostri predecessori non si facevano troppi problemi nel demolire e seppellire per fare spazio al nuovo. Si doveva costruire una strada, un castello, qualcosa di nuovo? Via il vecchio. Addirittura si utilizzavano i detriti come materiali.
Altre volte si trattava di demolizioni accidentali. Antichi edifici crollati per motivi disparati, semplicemente non ristrutturati. Così come nessuno aveva interesse nel recuperare eventuali oggetti di pregio. Venivano semplicemente abbandonati.
Quali sono le più famose città sepolte in Italia? Oltre la già citata Pompei, abbiamo la vicina Ercolano. In questo caso, si trovò sepolta a causa di una colata di fango generata da una eruzione.
In Abruzzo avrete certamente sentito nominare Alba Fucens, vicino l’Aquila. Un luogo antichissimo che risale a 2300 anni fa. Come è facile immaginare, considerato il territorio di grande sensibilità sismica, la sua distruzione e seppellimento sono da imputare ad un terremoto. Il suo recupero risale 1949.
E ancora in Campania, come non citare l’area archeologica di Baia? 8 metri sotto il livello del mare, in questo caso parliamo di città sommersa. Anche in questo caso il responsabile è il Vulcano. Ci troviamo nella zona dei Campi Flegrei, affetta dal fenomeno del bradisismo: la costa si è abbassata portando giù con se anche questa città. Un luogo ricchissimo di antichi reperti e che ancora oggi continua a regalarne.
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