Il vulcano più piccolo al mondo si trova in una regione italiana ed è oggi meta di geologi ed escursionisti curiosi. Ecco la sua storia.
In Italia c’è un posto davvero insolito e inusuale che da anni è diventato un luogo molto frequentato specie dai più giovani e da chi cerca nuove mete da esplorare spinto dalla propria curiosità. E in effetti questo posto di curiosità ne desta parecchio.
Parliamo del cosiddetto vulcano di Monte Busca, il vulcano più piccolo al mondo che si trova in Emilia Romagna. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
Sappiamo che un vulcano è una struttura geologica che ha avuto origine nella crosta terrestre a causa di attività eruttive che hanno permesso la risalita di magma. A eruzione conclusa, il magma e tutti gli altri materiali sputati fuori dalle viscere della terra si accumulano, formando così il cono vulcanico.
Nel caso del piccolo vulcano di Monte Busca, in realtà, non si può di certo dire che la sua origine sia davvero di questo tipo.
Ciò che hanno in comune i vulcani con Monte Busca sono semplicemente la forma conica e la fuoriuscita di prodotti ardenti. La sua notorietà come vulcano più piccolo al mondo, quindi, non si deve che a questo. Ma se non è un vulcano, allora cos’è?
Partiamo con il localizzare questo posto. Ci troviamo in Emilia Romagna, precisamente tra Val Montone e Val Tramezzo. Nel cuore dell’Appennino Tosco-romagnolo si trova appunto Monte Busca sulla cui sommità, a circa 740 metri d’altezza, c’è il protagonista di questa vicenda, l’impropriamente chiamato vulcano più piccolo del mondo.
Si tratta di una montagnola dalla quale bocca fuoriesce metano e altri idrocarburi in modo del tutto spontaneo. Questa fuoriuscita viene chiamata fontana ardente e non è insolita in questa zona d’Italia. Dalle fratture terrestri i gas continuano a uscire e a bruciare di conseguenza senza spegnersi mai.
Pare che la scoperta di questo posto non sia poi una novità per chi abita nelle sue prossime vicinanze. Le popolazioni locali infatti avrebbero utilizzato nel corso del tempo le fiamme del vulcano di Monte Busca per svolgere le proprie attività quotidiane come cucinare o costruire attrezzi da lavoro.
Oggi questo posto è meta di escursionisti e geologi che arrivano qui da ogni parte d’Italia per visitare il vulcano più piccolo del mondo e per ammirare con i propri occhi questo fenomeno naturale affascinante.
Qualcosa di simile, ma di dimensioni ben più immani, accade anche in Turkmenistan dove in un’immensa buca nel terreno brucia gas da più di 50 anni.
Si tratta della così chiamata Porta dell’Inferno, un cratere dalle dimensioni esorbitanti conosciuto dai locali come Darvaza.
La sua storia, però, è del tutto diversa rispetto a quella di Monte Busca. É infatti legata alle attività sovietiche che, nel 1971, miravano alla ricerca di gas e petrolio.
A quanto pare, durante i lavori di perforazione i Sovietici si ritrovarono a scavare nel posto sbagliato, raggiungendo un pozzo di gas a grande pressione che fuoriuscì violentemente dalla terra, inghiottendola letteralmente.
Nessuno fortunatamente perse la vita o rimase gravemente ferito, ma fu necessario prendere una decisione immediata per fermare l’eventuale espansione dei gas pericolosi per gli abitanti dell’area.
Quale fu la soluzione? Dare fuoco al gas, quel gas che brucia ancora dopo oltre 50 anni e che è diventato oggi una delle attrazioni turistiche più visitate del Turkmenistan.
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