Nel mar Mediterraneo, in Italia, è stata fatta una nuova scoperta risalente ad oltre 3000 anni fa. Vediamo di cosa si tratta e perché ha lasciato di stucco gli studiosi.
La nuova scoperta in Italia lascia intendere che ci sia stata una comunità benestante e molto evoluta che, però, scomparve per cause naturali o antropiche.
Una nuova scoperta in Italia
L’Italia non smette mai di stupire. Stavolta gli archeologi, infatti, hanno fatto una nuova emozionate scoperta archeologica. Un insediamento antico che lascia intendere vivesse una comunità molto evoluta e benestante, scomparsa per cause ancora non note.
Le indagini geofisiche sono state condotte sull’Isola di Ustica, in Sicilia, in quello che è stato ribattezzato come Villaggio dei Faraglioni. Tale insediamento, risale all’Età del Bronzo Medio. Ciò si percepisce chiaramente dalle tecniche di costruzione innovative per il periodo presenti nel villaggio.
A condurre le ricerche sono stati i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Costoro hanno collaborato con altri ricercatori, quelli del Parco archeologico di Himera, Solunto, nonché con altre importanti istituzioni come l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Cosa è stato scoperto
Oggetto dell’indagine sono state proprio le costruzioni articolate e sofisticate che avevano lo scopo di difendere gli abitanti e considerato dagli studiosi come uno degli insediamenti mediterranei meglio conservati dell’epoca di riferimento. Oltre alle costruzioni difensive sono visibili anche capanne e il muraglione che difendeva il centro abitato non solo dagli attacchi ma anche dai saccheggi.
Il Villaggio ha dell’eccezionale perché da agli studiosi una nuova visione dell’età del bronzo. La struttura del villaggio dimostra come ci sia stato un piano urbanistico e un progetto difensivo. Anna Russolillo, architetto impegnato nella scoperta e Pierfrancesco Talamo, archeologo, anche lui al lavoro, hanno affermato che:
“Le nuove scoperte alimentano l’interesse per questo sito straordinario. Vogliamo ora approfondire le nostre indagini, rispondendo a domande ancora aperte sulla costruzione e la funzione del sistema difensivo, e delineare una visione più chiara della vita quotidiana di questa comunità avanzata dell’Età del Bronzo Medio”.
Lo studio è stato multidisciplinare poiché le tecniche utilizzate per avanzare nella scoperta e negli scavi erano di tipo non invasivo. Geologia, geomorfologia e archeologia di superficie si sono fuse per ottenere una mappatura dettagliata della zona. In questo modo, si sono evitate delle campagne di scavo, non sempre precise e produttive ma soprattutto invasive. I risultati si vedono!