Dei ricercatori hanno trovato nel fondo del mare una struttura che risale ai tempi di Ulisse. Ecco di cosa si tratta.
Grazie a delle spedizioni e delle ricerche vengono spesso rinvenuti reperti appartenenti ad antiche civiltà.
Molti di questi hanno una forte connessione col passato e testimoniano la presenza di alcuni personaggi leggendari.
La struttura trovata in fondo al mare che risale ai tempi di Ulisse
In questi giorni, nei cinema di tutto il mondo la Disney ha distribuito il live action del lungometraggio La Sirenetta.
Nella pellicola, il granchio Sebastian canta nel brano In fondo al mar, di quanto è bello vivere negli abissi del mare e godersi le sue bellezze.
Sebbene nella canzone sono illustrate molte cose meravigliose non si accenna ai relitti che si possono trovare.
Diversamente, all’inizio del film è proprio la protagonista Ariel a ritrovare degli oggetti in un relitto appartenuto ad una vecchia imbarcazione.
Oltre a quella della sirenetta, un’altra storia ha sempre affascinato tutti quanti ed è quella dell’Odissea.
Nelle avventure di Ulisse, raccontate da Omero, l’uomo si imbatte in tanti personaggi e sembra che hanno ritrovato qualcosa risalente alla sua epoca proprio in mare.
Nell’Egeo settentrionale, nelle sabbie dell’Isola di Lemnos hanno ritrovato un vero e proprio cimitero di relitti risalenti a milioni di anni fa.
Secondo la leggenda, Lemnos era la fucina del dio Efesto e il luogo è famoso per aver ospitato Filottete.
Quest’ultimo è noto per essere stato il maestro di alcuni eroi che venne lasciato sulla costa per via della piega formatosi a causa del morso di un serpente durante il viaggio con gli Achei.
Il ritrovamento degli archeologi
La Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo in comune con la Scuola Archeologica Italiana di Atene hanno preso l’iniziativa.
A loro si sono unite la Soprintendenza del patrimonio subacqueo di Atene e la Sovrintendenza alle Antichità di Lesbo e tutte assieme hanno inviato alcuni archeo-sub in questo luogo dell’Egeo.
La missione, di durata triennale, guidata da Barbara Davidde, ha l’obiettivo di individuare siti sommersi e individuare porti di relitti antichi e studiarne alcuni di essi.
Le ricerche avvengono grazie a dei droni arei e a degli altri strumenti tecnologici tipo i multibeam per rilevare il fondale marino.
Grazie a questa missione, hanno ritrovati i resti di una nave onoraria con all’interno alcune anfore di età tardo-antica.
La missione, ha anche fatto rinvenire altre antiche imbarcazioni e altri oggetti all’interno di una struttura che sembra essere una sorta di cimitero di relitti.
Questi sembrano appartenere all’epoca in cui si narra che Ulisse avesse messo piede in questo luogo.
Si tratta di scoperte incredibili che cambierebbero e andrebbero a incrementare la storia di questo luogo.
I manufatti recuperati sono 148 e gli archeologi italiani e greci si sono attuati per la loro individuazione, manutenzione e catalogazione che verrà fatta in maniera sistematica.
“La missione congiunta rappresenta la continuità degli studi iniziati un secolo fa, dimostrando come la sinergia scientifica rappresenti la base della ricerca e il fondamento della culturA”.
Queste le parole di Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, rimasto entusiasta dal compito degli archeologi.