Perchè i fulmini si palesano nel cielo con la caratteristica forma a zig zag? Una potente scarica elettrica dalle conseguenze, a volte, tragiche.
Tipici dei temporali, i fulmini sono molto potenti e possono provocare danni importanti. I ricercatori stanno approfondendo gli studi sul fenomeno da molto tempo, ma molti aspetti rimangono oscuri. Quando si mostrano creano uno spettacolo unico dato dalla scarica elettrica che squarcia, a gran velocità, il cielo.
La luce che si vede si chiama lampo, mentre il suono è il tuono. Si scatenano partendo da grandi nubi temporalesche, tipiche soprattutto dei periodi estivi. Nascono dalle cariche elettriche che sono prodotte dagli scontri tra i cristalli di ghiaccio, goccioline d’acqua e graupel, ossia grandine non indurita.
Le scariche possono avvenire tra le nuvole, all’interno di esse oppure scendere verso il suolo. Queste ultime sono le più pericolose ma anche le meno frequenti. La differenza di potenziale elettrico all’interno della nuvola scatena il fulmine istantaneamente, il quale disegna con la sua luce una linea frammentata a zig zag.
Questo dipende da un fenomeno chiamato singoletto, ossia l’alta conduttività dell’ossigeno. Riguarda una molecola che si accumula in modo irregolare lungo il tragitto. Questa spiegazione è data dell’Università del South Australia, dove un gruppo di scienziati ha studiato il cosiddetto “modello a gradini”.
La loro potenza è impressionante, possono, infatti, vaporizzare la linfa di una pianta istantaneamente, creando una pressione tale da far esplodere il tronco sctenando, così, incendi. Negli ambienti più caldi e secchi il rischio dell’aumento dei roghi è sempre più elevato.
Quando il fulmine raggiunge il suolo ed incontra la sabbia può fonderla creando strutture vetrose tubolari chiamate folgoriti. La parte più colpita della Terra è quella che si estende nella fascia tropicale. Gli studiosi dello Smithsonian Tropical Research Institute hanno potuto fare delle ricerche al riguardo.
Tutti gli anni vengono colpiti e danneggiati oltre 800 milioni di alberi, soprattutto i più grandi nelle foreste tropicali, tre quarti dei quali riescono a sopravvivere. Evan Gorga, un membro del team, ha fatto notare la proporzionalità tra le folgori e la diminuzione delle grandi piante per ogni ettaro di terreno.
Non solo la vegetazione, ma anche l’uomo può essere vittima di questo fenomeno. Dalle statistiche risulta che nove persone su dieci sono sopravvissute ad un fulmine. Un caso famoso fu quello di un ranger americano che fu colpito per ben sette volte tra il 1942 ed il 1977 rimanendo comunque in vita.
Si guadagnò il soprannome di “Parafulmine umano”. La conseguenza più critica dell’incontro ravvicinato con un fulmine è comunque l’arresto cardiaco, per questo si deve fare subito la rianimazione cardiopolmonare. Possibili danni a lungo termine invece riguardano il sistema nervoso.
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