Questa mattina i milanesi, e i tanti turisti che affollano la città, si sono svegliati con una bella sorpresa: in piazza Duomo, nel centro di Milano, pascolavano calme e pacifiche circa 700 pecore. Non è una trovata pubblicitaria per il lancio di un nuovo maglione di lana, visto che si avvicina l’inverno qualcuno poteva anche pensarlo, ma è soltanto il set del film documentario “L’Ultimo Pastore” di Marco Bonfanti.
Il Comune, incredibile ma vero, ha concesso la piazza per qualche ora, dalle 6 alle 11, trasformandola in un terreno di pascolo per le riprese. Il film racconta la storia, ovviamente un po’ romanzata, di Renato Zucchelli, l’ultimo pastore nomade rimasto a Milano, che vive fuori dalla città ma porta a pascolare il suo gregge fino all’interno della città. Ma andiamo a scoprire un’altra curiosità.
Renato ha 47 anni e ha realizzato il sogno che aveva da bambino: fare il pastore, contro il volere della famiglia che desiderava per lui un lavoro più stabile e sicuro. Ancora oggi, con il suo gregge percorre la strada della transumanza fino a Milano, ma ogni anno è costretto a fermarsi sempre più in periferia.
Il film è il tentativo di documentare la sua vita quotidiana, che sta cambiando a causa dell’eccessivo progresso della città: una metropoli troppo veloce e stressata per lui, abituato a un incedere lento e tranquillo.
Renato, inoltre, è una delle ultime persone a conoscere il gai, gergo dei pastori ormai quasi scomparso, che si utilizzava soprattutto in Val Seriana e Val Camonica. Era molto comune tra tutti quelli che si spostavano per lavoro, come i pastori che praticavano la transumanza e gli ambulanti che giravano per mercati: si calcola che siano rimasti soltanto in dieci a parlarlo in tutto il mondo.
Ma sappiamo che Milano è la città dove tutto è possibile e non è la prima volta che in centro città si verificano cose strane e surreali. Ricordate la montagna di sale in piazzetta Reale, devastata dai tifosi milanisti in occasione dello scudetto? O vogliamo parlare del dito medio di Cattelan in piazza Affari che sta scatenando non poche polemiche?
A me è venuta subito in mente la parte finale di “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica, quando i protagonisti volano via a mo’ di Befana, a cavallo di una scopa, verso un paese immaginario dove “Buongiorno voglia davvero dire buongiorno”. Chissà che non sia lo stesso mondo che sogna Renato.
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