Nuovo crollo a Pompei: stavolta a finire sui giornali è l’intonaco dell’atrio della domus della Venere in Conchiglia e già se ne parla come dell’ennesimo episodio di incuria di uno dei siti archeologici più incredibili e unici del mondo (cosa che in effetti è).
L’ultimo dell’elenco era stato, poco prima di Natale, un pilastro della domus di Loreio Tiburtino: eh già, perchè ormai dire Pompei equivale a parlare automaticamente di crollo, responsabilità mancate, occasioni perse. Altro che tesoro della storia che abbiamo solo noi: al contrario, è proprio un segno dell’Italia peggiore, quella che sta seduta sopra un Paese meraviglioso e si accontenta di vivere di rendita, magari aggravando la situazione (già che ci siamo non ci facciamo mancare nulla) per poi dire che la colpa è tutta del maltempo.
Ad aprire le danze di questo inqualificabile balletto era stata l’armeria dei Gladiatori, che a novembre 2010 aveva avuto la sfrontatezza di crollare a causa delle infiltrazioni d’acqua: avendo resistito in piedi per più o meno 2000 anni, forse si era stancata di essere così trascurata?
Poi è ceduto un muro della Casa del Moralista: altre polemiche, altre voci indignate a chiedere conto del perchè, a chiamare in causa i motivi di un simile abbandono (perchè onestamente sfuggono a qualunque persona con un po’ di sale in zucca).
C’è stato infine un terzo crollo a Pompei, con squadre di esperti mobilitate per salvaguardare il sito archeologico: ma qualcosa deve essere andato storto perchè un pezzo d’intonaco dell’atrio della domus della Venere in Conchiglia ha pensato bene di seguire la corrente e staccarsi.
Sorge spontaneo un dubbio: per ogni crollo pubblicizzato sui giornali, quanti altri ce ne sono stati di cui nessuno sa nulla?
GUARA LA FOTO GALLERY CASA DEI GLADIATORI PRIMA E DOPO IL CROLLO