Le continue esplorazioni archeologiche non si fermano mai. Una nuova scoperta in Egitto riporta ora alla luce un reperto preziosissimo, nell’ambito di una ricerca portata avanti da anni. Scopriamo insieme di che si tratta.
Con la sua storia millenaria, l’Egitto è una terra sconfinata di patrimoni archeologici, come dimostrato dall’incredibile quantità di scoperte fatte negli anni. Lì fuori però ci sono ancora moltissimi reperti da recuperare, pronti ad aiutare gli storici a mettere nuovi tasselli nella incredibile storia di questo paese. È fresca di questi giorni la notizia di un nuovo ritrovamento in terra egiziana, qualcosa che si è rivelato molto importante. Vediamolo insieme.
Ci troviamo nel sobborgo chiamato El Mataryia o Al-Maṭariyya, distretto periferico de Il Cairo. Qui secondo storici ed archeologi sorgeva l’antica Eliopoli.
Luogo di culto antichissimo, il cui nome deriva appunto dalla venerazione del Dio Atum, appunto la divinità che incarnava il sole che tramonta. Qui si trovava l’imponente tempio omonimo dedicato invece al Dio del Sole Ra, forse una delle più importanti venerate nell’antico Egitto.
Ebbene nella zona di El Mataryia/Eliopoli sono in corso lunghe operazioni di scavo fin dal 2012, una complessa indagine voluta dall’Istituto di Egittologia dell’Università di Lipsia in collaborazione con il Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto.
Le ultime novità su queste esplorazioni provengono dalla frazione di El Masalla quindi vicinissimo all’antico Tempio del Sole. Ad emergere più di un reperto. La base di una statua di Ramses II, parti di una statua raffigurante Ramses IX.
Nelle immediate vicinanze dell’obelisco di Eliopoli sono stati recuperati inoltre alcuni frammenti in granito recanti delle incisioni. Infine alcuni frammenti di quella che sembra essere una sfinge.
L’equipe attualmente al lavoro starebbe cercando di decifrare quanto riportato sull’iscrizione. Informazione ritenuta fondamentale senza la quale non sarebbe possibile collocare l’esatto periodo storico di provenienza.
Non è tutto, perché a parlare è anche Mustafa Waziri, il Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità d’Egitto. Nell’esprimere la gioia per i rilevamenti di questi giorni, Waziri rivela inoltre la scoperta di pavimentazioni probabilmente databili intorno al I millennio a.C.
Si tratterebbe di una distesa di malta bianca e mattoni, che indicherebbero l’esistenza di un insediamento del periodo romano o anche tolemaico. In quest’ottica è più importante che mai secondo Waziri decifrare l’iscrizione di quello che si ritiene essere un obelisco. Naturalmente questo significa anche che sarà necessario proseguire con altri scavi nella zona circostante.
Fin dall’inizio delle operazioni di scavo a El Mataryia gli archeologi hanno potuto mettere a segno una serie di grandi successi.
Il team guidato da Dietrich Raue dell’Università di Lipsia rinvenne come prima cosa la base di un cappella reale risalente al regno del faraone Nectanebo I. Ricca di iscrizioni geroglifiche.
E’ arrivato poi il turno di due statue entrambe appartenenti alla dinastia faraonica XIX. Una è un busto che probabilmente raffigura Psammetico I. L’altro è con certezza indicato come il faraone Seti II. Nel 2017 è stata individuata una statua di Ramses II di ben 8 metri.
Per l’equipe si tratta di scoperte preziosissime perché consentono di ricostruire con più precisione la storia della città di Eliopoli. Secondo Raue, le iscrizioni aiuteranno a comprendere la data di fondazione del Tempio del Sole, e qualcosa in più sulle operazioni di costruzione che sembrano essersi interrotte ad un certo punto della storia e mai riprese.
L’obiettivo dell’equipe è in pratica arrivare a dimostrare che il Tempio di Eliopoli è forse la struttura più grande edificata nella totalità dei 2500 anni di costruzioni volute dai sovrani nell’antico Egitto.
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