Può essere considerato uno dei disastri ambientali più catastrofici degli ultimi decenni, parliamo della marea nera che ha colpito il Golfo del Messico qualche settimana fa. Alcuni hanno deciso di protestare silenziosamente creando il cimitero delle cose perdute causate del petrolio riversatosi nel mare.
Il cimitero delle cose perdute è sicuramente una protesta insolita pensando al caos che di norma fanno gli ambientalisti per farsi sentire.
Ma in questo caso si è voluto mettere l’accento su gesti, specie, oggetti e tante altre cose che non si potranno più fare a causa della marea nera che ha colpito il Golfo del Messico.
Ogni cosa perduta è simboleggiata da una croce: non poter nuotare, non poter più passeggiare sulla spiaggia, impossibilità di pescare continuando con una serie di atti che coinvolgono uomini, animali e ambiente.
In questi giorni sono usciti i dati delle spese che la compagnia petrolifera BP ha dovuto sostenere per mettere fine alla marea nera: 1,25 miliardi di dollari.
Ma la fattura continua ad aumentare.
In ogni caso, nel Golfo del Messico, gli sforzi della compagnia per mettere fine alla fuga di petrolio, pare che stiano portando il loro frutti: l’imbuto installato il 3 giugno sembra funzionare anche se BP resta prudente.
Probabilmente le spese sostenute dalla BP, non sono l’argomento che interessa maggiormente alla gente, speriamo che le croci al cimitero delle cose perdute, non aumentino più e che col tempo vengano tolte.