La dimora storica si trova sul litorale romano ed è una location molto ambita da amanti dell’architettura e designer.
Un gioiello dell’architettura anni ’50, per rivivere i vecchi fasti degli anni ’50, quando l’Italia era nel pieno del miracolo economico, in un periodo florido, di rinascita ma anche di mondanità. Non è un caso che Villa La Saracena si trovi proprio a Santa Marinella, un capoluogo laziale che d’estate diventa un appuntamento fisso per amanti della bella vita, tra aperitivi, cocktail party e convivialità. Santa Marinella rappresenta questo per tantissimi laziali oggi come ieri, ed è per questo che nel 1955 Villa La Saracena fu costruita per richiamare un periodo di benessere e di apertura alla socialità di quegli anni, ma senza tradire il bisogno di intimità e riservatezza che gli spazi interni suggeriscono nella scelta dei materiali.
Oggi La Villa è sia un esempio di dimora storica, perfettamente visitabile, ma anche una location molto amata per organizzare feste e cerimonie, soprattutto da chi non rinuncia a un tocco di glamour per i suoi eventi.
Villa La Saracena, la “perla” del Tirreno
Per comprendere l’importanza storica e come patrimonio culturale di quest’opera, bisogna considerare che Villa La Saracena fu costruita a cavallo degli anni ’50. In quel periodo, Santa Marinella era nota come la “perla del Tirreno” ed era la meta privilegiata di intellettuali e personaggi di spicco, contribuendo a rendere La Villa una vera e propria attrazione.
Santa Marinella era frequentata da Rossellini, Bergman, Marlon Brando, Fellini. Fu Francesco Malgieri, giornalista del Corriere della Sera, a commissionare nel 1955 la costruzione della Villa all’architetto Luigi Moretti, per donarla alla figlia Luciana Pignatelli D’Aragona Cortez. Moretti, che già vantava importanti realizzazioni come la Casa delle Armi al Foro Italico, il complesso del Watergate a Washington e la Tour de la Bourse a Montréal, fu chiamato a reinterpretare la casa vacanza con un progetto monumentale.
Villa La Saracena si affaccia con una scogliera a picco sul mare nella località di Capo Linaro, donando una vista mozzafiato. La particolarità di questo edificio, però è nelle linee e nel contrasto tra esterni e interni.
Dualismo tra interni ed esterni
Con il progetto originario, Moretti progettò non solo La Saracena, ma anche due strutture “sorelle”, Villa Califfa e Villa Moresca, facenti parte del cosiddetto “trittico incompiuto di Santa Marinella”. Tre edifici indipendenti e strettamente collegati, legati l’uno all’altro attraverso rimandi formali che testimoniano la nuova fase poetica di Moretti: il cemento resta ovunque una presenza imponente, mentre i progressi tecnici hanno permesso all’architetto di sperimentare forme e layout aperti, liberi dai vincoli di pareti di tamponamento, con volumi ardui che sfoggiano spostamenti vertiginosi e geometrie sorprendenti.
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Con i suoi oltre 800 metri quadrati di cemento severo e imponente, addolcito dal verde dei giardini e dall’azzurro del mare, la villa — oggi tra le più famose residenze storiche del Lazio — svela un virtuoso equilibrio tra apertura e chiusura, le cui forme diventano strumento con precise emotive intento.
L’intero progetto si presenta come un inno alla dualità e ai contrasti formali, allora trova ancora maggiore risonanza la decisione dell’architetto di rinunciare alla continuità volumetrica (anche in termini di prospetto). Oggi, a più di mezzo secolo dalla sua costruzione, grazie al meticoloso restauro curato dall’architetto Paolo Verdeschi la Villa resta un gioiello architettonico, visitabile come attrazione culturale ma anche destinazione perfetta per eventi patinati.