Nell’ambito di una campagna di scavi in corso da diversi anni, spunta un reperto interessante. Ad Israele, scoperto un oggetto risalente a ben 6.000 anni fa, vediamo di che si tratta.
Una scoperta risalente al 2018 e resa nota in questi giorni, accompagnata dalla notizia che quanto ritrovato verrà reso visibile al grande pubblico nelle prossime settimane. Continuano le grandi rivelazioni archeologiche del 2023. Questa volta parliamo di un reperto definito molto interessante dagli esperti, qualcosa di molto antico che getta una nuova luce sulle abitudini dell’epoca da cui proviene.
Ci troviamo ad Ashkelon o Ascalona, all’interno del distretto meridionale di Israele. Una zona molto moderna che però è stata un importante centro storico nell’antichità. Negli anni gli archeologi qui hanno ritrovato reperti risalenti all’età del Bronzo, ed oggi la sua storia è stata in parte ricostruita.
Si pensa si siano avvicendati in questo luogo Babilonesi, poi Fenici, Romani e naturalmente Musulmani e Crociati. Le ricerche però in questo territorio non si fermano mai ed è stata resa nota una scoperta risalente al 2018 proprio in questi giorni.
Questa volta si tratta di un reperto che ha a che fare con…la pesca!
In maniera del tutto inaspettata ad emergere in questa campagna di scavi è proprio un amo da pesca. Non sembrerebbe nulla di straordinario eppure secondo gli archeologi è tutto il contrario.
Si tratta infatti di un amo di rame grande 6,5 centimetri di lunghezza e 4 di larghezza, risalente a circa 6.000 anni fa. La cosa incredibile è che attrezzi per la pesca rinvenuti negli anni risalenti a questo periodo sono tutti fatti in osso. Soprattutto molto più piccoli.
Come spiega Yael Abadi-Reiss la direttrice degli scavi, l’utilizzo di questo tipo di ami risale appunto al periodo indicato come Età del Rame, una vera e propria fase di transizione e primo periodo dell’età dei metalli.
Questo ritrovamento getta dunque nuova luce sulle abitudini per la caccia, in un periodo antecedente e soprattutto sulle abitudini alimentari dei popoli che vivevano in questa zona.
Abadi-Reiss nel commentare questa scoperta spiega infatti che in questi anni di studi e ricostruzioni si è cercato di capire meglio come fossero le abitudini alimentari e tramite quali modi i popoli di questa zona si procurassero il cibo.
Fino ad oggi si riteneva che la pesca venisse praticata tramite ami in osso, adatti quindi alla pesca di animali piccoli. L’alimentazione si basava principalmente sull’allevamento di bestiame come capre, pecore e bovini in generale. Non solo, erano presenti numerose coltivazioni in particolare di cereali, legumi e frutta.
Uno studio molto accurato dice la direttrice dei lavori, reso possibile dal ritrovamento negli anni di antichi forni, di utensili per la preparazioni dei cibi e la loro conservazione, di strumenti per la caccia. Si è potuto ipotizzare anche alcune tecniche di preparazione. Probabilmente si praticava anche essiccazione e salatura.
Il ritrovamento dell’amo in rame trova gli esperti concordi: probabilmente già in quel periodo i pescatori fecero dei tentativi per assicurarsi in tavola pesci più grandi. Si ritiene infatti attrezzi così venissero utilizzati per la caccia di tonni o squali.
Dal 2018 ora questo amo antico sarà visibile finalmente a tutti. Il pubblico lo vedrà in occasione del 48esimo congresso archeologico in programma a Gerusalemme.
Un evento particolarmente importante per gli esperti del settore, organizzato dal 1971 dall’Israel Authority e dall’Israel Exploration Society insieme alla Israel Archaeological Association.
In questa occasione si mostrerà al pubblico anche verrà un altro interessante reperto. Parliamo dei gioielli rinvenuti a Gerusalemme in una grotta. Trovati diversi anni fa e risalenti a 1800 anni prima, sono degli orecchini, un ciondolo e delle forcine. Tutti recano i simboli della dea romana Luna. Probabilmente appartenuti ad una giovane nobile romana. In molti infatti si stabilirono a Gerusalemme a partire dal I secolo d.C.
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