Importante scoperta archeologica sul lago di Bracciano: esperti entusiasti

Sul lago di Bracciano, è stata effettuata un’importante scoperta archeologica che ha lasciato gli esperti a bocca aperta e al contempo entusiasti. Di cosa si tratta.

Lago di Bracciano
Importante scoperta archeologica sul lago di Bracciano: esperti entusiasti (viaggi.nanopress.it)

Importante e notevole scoperta archeologica sul Lago di Bracciano, dove gli studiosi hanno ritrovato la testimonianza più antica dell’utilizzo del rosso cinabro, un pigmento molto particolare, che – pare – risalga al VI millennio a.C. Secondo le recenti rilevazioni, quindi, era utilizzato già dalle popolazioni neolitiche italiane. Scopriamo, dunque, insieme cosa è emerso da questo rinvenimento, che ha una certa rilevanza dal punto di vista storico, culturale ed archeologico.

Importante scoperta archeologica sul lago di Bracciano

Un gruppo di ricercatori italo spagnolo, insieme all’Università di Pisa, ha scoperto proprio sul lago di Bracciano che le popolazioni neolitiche italiane già utilizzavano a partire dal VI millennio a.C, il pigmento rosso cinabro.

Tale ritrovamento assume un’importanza rilevante, considerando il fatto che – ritrovando tali tracce di questo pigmento – si comprende che l’utilizzo dello stesso era già in pratica in quegli anni: tale scoperta è stata effettuata nel sito archeologico de La Marmotta che si trova – per l’appunto – sulle rive del lago di Bracciano, in Lazio.

Pigmento rosso cinabro
Pigmento rosso cinabro (viaggi.nanopress.it)

Come spiegano i ricercatori in merito, il ritrovamento di questo pigmento in tale zona permette dunque di rimodulare tutte le conoscenze che al momento riguardano la diffusione e l’utilizzo dei pigmenti minerali nel periodo neolitico in Europa.

Cos’è il pigmento rosso cinabro

Attraverso una serie di strumenti e tecniche avanzate di analisi mineralogica e chimica, gli esperti – su questo sito archeologico – hanno, infatti, rinvenuto la presenza di cinabro in vari manufatti.

Il pigmento, inoltre, era estratto dai depositi ubicati a distanze abbastanza importanti dal sito archeologico stesso. Per questo, tale dettaglio indica che – al tempo – fu attuata una vera e propria rete di scambi, anche ben strutturata, in cui erano, per l’appunto, condivise idee, tradizioni e materie prime tra le diverse zone dell’Italia.

Come spiega la dottoressa Cristiana Petronelli Pannocchia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, la scoperta di questo pigmento in tale zona è molto importante in quanto il cinabro è, in fondo, un minerale tossico che va gestito e trattato in maniera particolare.

Pertanto, come si può facilmente intuire e come sottolineato dalla stessa dottoressa, al fine di utilizzarlo e trattarlo, c’era bisogno di avere delle conoscenze specifiche e anche una certa competenza tecnica.

Inoltre, come sottolinea infine Petronelli Pannocchia, l’utilizzo del cinabro era anche tenuto in considerazione per rituali, cerimonie, riti funerari e anche per le decorazioni sul corpo, quindi tale pigmento aveva anche un uso sociale, religioso e spirituale.

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