Grande sorpresa da parte di turisti e passanti che hanno assistito a un ritorno inaspettato. Nel Tevere è riapparso dopo 500 anni.
Stupore e curiosità, ciò che hanno provato i numerosi cittadini che si ritrovavano a passare vicino alle sponde del fiume laziale. Nel Tevere ha fatto la sua ricomparsa un “ospite” che non si vedeva da ben 500 anni. Benché già avvistato circa un anno fa, nessuno era riuscito ancora a immortalarlo, fino a poco fa. Di lui si erano perse le tracce ancora nel Rinascimento, e non si pensava che sarebbe più apparso.
Un ritorno che fa ben sperare che possa essere un segno del ripopolamento della sua specie, visto quanto sia a rischio a causa del bracconaggio. Dalla lunghezza di circa 75 cm e un altezza di 30, è l’esemplare più grande della sua razza e in passato alcune di esse, ora estinte, avevano raggiunto addirittura le dimensioni di un orso.
Dalla mandibola potente e i denti noti per riuscire a rosicchiare interi tronchi di albero, l’animale si ciba prevalentemente di cortecce morbide (di solito quelle dei pioppi) e germogli. Monogamo, può vivere anche più di 20 anni ed è famoso per la sua capacità di costruire dighe e tane molto complesse. Il suo ritorno lungo il Tevere è un fatto positivo, che potrebbe aiutarlo a scampare dal pericolo di estinzione.
Era dal 1500 che non si vedeva più: il ritorno inaspettato sul Tevere
A confermare il ritorno del simpatico animale è stata l’ANBI, l’associazione nazionale per la tutela del territorio e delle acque irrigue. Un anno fa si erano viste tracce della sua presenza sotto forma di cortecce e tronchi rosicchiati, ma grazie alle foto trappole, si è riusciti anche ad immortalarlo nella zona di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, 40 km dalla foce del Tevere a Roma. Un ritorno, quello del castoro, inaspettato e positivo.
Anche nella Valtiberina, zona al confine con l’Umbria, ci sono stati avvistamenti e il suo passaggio ha lasciato il segno in tutti i sensi, con quelli caratteristici lasciati sui tronchi.
Ci si domanda, quindi, se a breve possa raggiungere anche la Città Eterna. Per ora sembrano essersi stanziati in zone ancora lontane da Roma, ma non si esclude che possano arrivarci. I castori arriverebbero dall’Austria e avrebbero quindi sceso la penisola passando dal Friuli Venezia Giulia, dove erano già stati intravisti alcuni anni fa.
Il castoro torna a farsi vivo vicino a Roma: alcune curiosità sulla specie
Dall’aspetto buffo e cicciottello, questi animali hanno alcune caratteristiche singolari. Producono ad esempio un composto chimico che profuma di vaniglia, chiamato castoreo, e approvato come additivo alimentare, proveniente da una ghiandola posta sotto la coda. Proprio quest’ultima, lunga fino a 40 centimetri e larga 15, è da loro utilizzata per segnalare un pericolo o usata come timone quando si trovano nell’acqua.
I maschi della specie, poi, hanno un animo romantico e sono fedeli: sono soliti preparare la diga proprio per accogliere la futura compagna con la quale vivrà. Infine, hanno dei denti potentissimi e dal curioso colore arancione, a causa del ferro, che utilizzano per rosicchiare e abbattere i tronchi che serviranno per costruire le loro tane. Un ritorno sul Tevere, il loro, che scongiura, si spera, l’estinzione della specie, decimata nei secoli scorsi a causa della caccia.