Preistoria da riscrivere grazie a una nuova scoperta che racconta qualcosa in più sull’evoluzione dell’uomo. I dettagli del ritrovamento.
Pensiamo che a svelarci nuove informazioni sulla storia della nostra evoluzione siano solo i reperti che riguardano il ritrovamento di scheletri umani del passato.
E invece il quadro completo della nostra storia non sarebbe possibile averlo se a intervenire non ci fossero anche gli studi sulle rocce e sui sedimenti. Grazie a questi, infatti, i ricercatori si sono imbattuti di recente in una nuova caverna che per millenni ha custodito preziose testimonianze sulla Preistoria.
Preistoria, spunta in Spagna la Cueva del Arco
A Murcia, nel comune spagnolo di Cieza, una campagna di scavo guidata dal professore dell’Università di Murcia Ignacio Martín Lerma ha riportato alla luce una grotta nei pressi del Canyon di Almadenes. Gli esperti hanno definito la scoperta come la più grande degli ultimi decenni per quanto riguarda la geo speleologia.
La sua estensione di ben 1500 metri, inoltre, le garantiscono una posizione nella classifica delle cinque cavità più lunghe di tutta la regione.
Al suo interno gli archeologi hanno ritrovato dei campioni che testimonierebbero l’esistenza dell’orso delle caverne. A darne la conferma sarebbero infatti i segni degli artigli dell’animale individuati sulle pareti della grotta.
Questo potrebbe voler dire che gli orsi, un tempo primi abitanti delle grotte, sarebbero stati poi cacciati via dall’uomo e che quest’ultimo (il Neanderthal) fosse già abbastanza evoluto da essere in grado di farlo.
Si tratta di una scoperta, questa della caverna, che sta molto a cuore ai ricercatori. Essendo quest’ultima una cavità vergine, ovvero priva di modifiche e interventi umani di alcun tipo, può rivelarci notizie importanti ed essere molto utile per la ricerca per quanto riguarda gli studi sulla fauna, sul cambiamento climatico e sul paleoclima.
Gli studi, iniziati nel 2015, erano stati ripresi poi nel 2018 quando gli esperti hanno individuato una presa d’aria che portava all’ingresso laterale della cavità.
Accedervi, però, non era né facile né sicuro, e i lavori per aprire un varco furono bloccati dall’arrivo della pandemia. Solo a fine del 2022 gli archeologi sono riusciti a scoprire cosa ci fosse al di là di quella presa d’aria.
Cueva del Arco: un tesoro da proteggere
Oltre ai segni degli artigli dell’orso, i ricercatori hanno ritrovato delle stalattiti particolari.
Si tratta di speleotemi, formazioni originate dal deposito minerale di cui fanno parte anche le stalagmiti, piuttosto grandi che raggiungono anche i tre metri di lunghezza e il centimetro di diametro. A favorire il loro sviluppo è stato di certo il luogo in cui è posizionata la cavità.
Ma non solo. La grotta sembra essere anche scrigno di numerosi minerali ancora sconosciuti alla scienza. É proprio per questo che il professore di Geodinamica dell’Università di Almería, Jose Maria Calaforra, ha sottolineato l’importanza estrema di preservare e studiare in modo approfondito il sito.
La scoperta di Cueva del Arco è stata resa pubblica lo scorso gennaio al cospetto del sindaco di Cieza, Pascual Lucas.
Durante la presentazione si è evidenziato il grande potenziale storico e naturalistico del Canyon di Almadenes e di tutta la regione dal quale anche la città di Cieza ne può trarre beneficio.
Gli inizi degli studi
Le prime campagne di scavo in questa zona in realtà erano iniziate già nel 2015. Sin da quell’anno le scoperte degli archeologi erano state parecchie.
Gli esperti avevano ritrovato tracce di occupazioni preistoriche all’interno di cavità riunite sotto un grande arco di roccia naturale. Queste tracce risalivano a ere differenti: Neolitico Antico (7 mila anni fa), Solutreano (21 mila anni fa), Gravettiano (30 mila anni fa) e Musteriano (50 mila anni fa).
Ciò significa che il complesso di Cueva del Arco ha dato nel corso del tempo a esseri umani di diverse ere. Ecco perché questo sito archeologico potrebbe rivelarci importanti notizie circa il passaggio dall’Uomo di Neanderthal a quello moderno.
Gli stessi studiosi hanno dichiarato che la cavità “apre una nuova porta sulla Preistoria”.