La notte del 26 aprile 1986, in Ucraina, accadde una vera e propria tragedia. Un incidente nella centrale nucleare di Chernobyl che passò alla storia come il più grande disastro nucleare mai osservato in tutto il mondo. Oggi si torna a parlare di Chernobyl e della sua foresta, scopriamo insieme perché.
Era il 1986 quando, un incidente avvenuto nella centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina (a circa 100 chilometri da Kiev) scatenò un disastro mai visto prima. La tragedia di Chernobyl è classificata al settimo (il maggiore) livello della scala di catastroficità INES: l’unico evento che ha raggiunto lo stesso livello è il disastro nucleare di Fukushima, avvenuto nel 2011.
La grande e unica differenza fu che, la maggior parte delle radiazioni rilasciate da Fukushima fu dispersa in mare al contrario di ciò che avvenne in Ucraina: qui, le radiazioni, si diffusero sull’Europa.
Ecco perché, sul lungo periodo, le conseguenze di Chernobyl furono molto più gravi rispetto a quelle di Fukushima. Nessuno potrà mai dimenticare il tragico avvenimento di Chernobyl: soprattutto, nessuno che abbia vissuto le sue conseguenze, direttamente o indirettamente, potrà mai cancellarlo dalla sua mente.
Eppure, oggi si torna a parlare di Chernobyl: perché?
Il disastro di Chernobyl: le conseguenze sugli animali
Furono tantissime le persone coinvolte nel disastro di Chernobyl del 1986: tra vittime, sfollati e persone che si ammalarono gravemente come conseguenza dell’esposizione alle dannose radiazioni.
Un altro effetto sconvolgente, causato dell’ondata di radiazioni proveniente dai reattori della centrale che esplosero quella notte, fu osservato sulla fauna e sulla flora della foresta attorno alla centrale nucleare di Chernobyl.
La foresta di 2600 chilometri quadrati che circonda la centrale nucleare di Chernobyl fu rinominata “Foresta Rossa” proprio perché la concentrazione di radiazioni all’interno di questa zona fu la più elevata in assoluto.
Qui il tasso di mutazioni causate dalla radioattività è maggiore di ben dieci volte rispetto a qualsiasi altra zona in Ucraina. I poveri animali subirono mutazioni orribili e, ben presto, la foresta perse la sua fauna.
Il potere della natura supera il pericolo delle radiazioni
Sì, è vero che le radiazioni conseguenti al disastro di Chernobyl ebbero un affetto devastante sulla flora e sulla fauna circostante. Ma c’è una buona notizia che arriva da studiosi e scienziati che si dedicano agli sviluppi della situazione: secondo le ultime analisi, la natura si è ripresa e sembra, in un modo a noi sconosciuto, aver tratto giovamento dal disastro del 1986.
Questo perché, rispetto alle zone incontaminate, ora nella Foresta Rossa ci sono molti più animali in termini di quantità ma, soprattutto, più varietà di piante e più specie animali.
Ad esempio, i castori sono aumentati tantissimo e questo è uno dei maggiori risultati per l’Ucraina in termini di ripresa dopo il disastro di Chernobyl. Inoltre, gli scienziati hanno osservato molte varietà di uccelli: corvi, uccelli canterini e tanti cigni che nuotano nei laghetti di raffreddamento che furono creati appositamente per i reattori della centrale.
Fa effetto pensare che Chernobyl, conosciuta per l’evento tragico del 1986, sia diventata oggi un rifugio per tanti e diversi animali, un luogo dove la natura si esprime a suo modo.
E questo è un fattore che, ad oggi, deve far riflettere. Soffermandoci a pensare un attimo, ci accorgeremo quanto non esista alcun disastro e incidente, nemmeno il più grave come quello avvenuto a Chernobyl, che possa competere con i danni causati dalla mano dell’uomo: caccia, le coltivazioni e il disboscamento sono capaci di arrecare molti più problemi alla natura che ci circonda.
Gli animali selvatici e l’ambiente vegetali sono tornati a prosperare nonostante la grande quantità di radiazioni disperse nella zona.
Inoltre, le autorità hanno introdotto nella Foresta Rossa una specie selvatica in via di estinzione, conosciuta come il Cavallo di Przewalskii: si tratta di un cavallo originario della Mongolia che è considerato l’ultimo discendente del cavallo domestico.
Alla fine degli anni Novanta, ben trenta esemplari di questo equino sono stati liberati nella zona: la cosa stupefacente è che, ad oggi, alcuni degli esemplari originari sono ancora vivi e che questi cavalli, nella loro totale quantità, sono in aumento. Senza la mano distruttiva dell’uomo, questi animali hanno avuto una seconda chance.
Le conseguenze delle radiazioni sugli animali
È stato appurato che la vita, all’interno della Foresta Rossa, procede e aumenta in termini di quantità e di varietà di specie. Eppure, una domanda è lecita: le radiazioni hanno avuto conseguenze sulla salute degli uomini e delle donne coinvolte, in molti casi anche mortali. E sugli animali? Quali sono le conseguenze delle radiazioni a cui sono stati esposti?
In realtà non c’è una risposta univoca a questa domanda: le ipotesi accreditate sono almeno due.
Di fatti, per spiegare la ripresa e l’aumento degli animali nella foresta di Chernobyl, gli scienziati propongono di osservare la loro velocità di riproduzione: in effetti questi animali selvatici si riproducono in tempi brevissimi e, con molte probabilità, la loro velocità di riproduzione è maggiore rispetto alla velocità con cui potrebbero incombere conseguenze delle radiazioni sulla loro salute.
È inoltre necessario osservare anche alla durata della vita di questi animali, molto più breve rispetto alla vita media di un essere umano. Ciò suggerisce agli studiosi e agli esperti che, probabilmente, non assistiamo a un grave sviluppo di conseguenze dannose per la salute di questi animali perché non c’è il tempo necessario per far sì che si manifestino. Una malattia come il cancro, impiega anni a manifestarsi: ecco che, se gli animali selvatici vivono solo pochi anni, probabilmente non avranno il tempo di ammalarsi.