Flimè, il tanto chiacchierato ristorante di Berlino che avrebbe dovuto servire succulente (?) portate a base di carne umana, fortunatamente si è rivelato, nel giorno della sua ipotetica inaugurazione, l’8 settembre 2010, una campagna di sensibilizzazione vegetariana.
Ieri avrebbe dovuto aprire al pubblico Flimè, il ristorante di Berlino che, ancor prima di aprire i battenti, aveva già fatto parlare molto di sé. Il motivo? Lo staff del ristorante prometteva piatti a base di carne umana, ricercando preventivamente donatori di materia prima per poter deliziare i propri avventori.
Come era prevedibile e facilmente immaginabile, la notizia dell’apertura di un ristorante cannibale ha subito fatto il giro del mondo e le polemiche legate a ciò non sono state poche. Molte persone si sono indignate, altre ci hanno fatto una risata sù pensando si trattasse soltanto di una campagna pubblicitaria. L’unica cosa da fare era aspettare il giorno della fatidica inaugurazione del ristorante Flimè, l’8 settembre 2010.
E finalmente l’8 settembre è arrivato, ma il ristorante per cannibali (fortunatamente) non è stato inaugurato: si è trattato solo di una campagna di sensibilizzazione vegetariana.
A capo di tutto ciò c’è il gruppo VEBU che in un video (purtroppo disponibile solo in tedesco) spiega le motivazioni che stanno dietro a questa campagna di sensibilizzazione:
1. più cereali a disposizione per la crescente popolazione mondiale: la riduzione del consumo di carne porterebbe una maggiore disponibilità di cereali per sfamare la popolazione mondiale (attualmente gran parte della produzione mondiale di cereali è destinata a sfamare gli animali che noi mangiamo);
2. minore spreco d’acqua: i bovini da allevamento e macellazione consumano centinaia di litri d’acqua che potrebbero essere usati per le persone e, inoltre, i rifiuti della lavorazione e consumazione della carne contaminano le acque;
3. evitare il disboscamento: la crescente ricerca di pascoli per i bovini da macellazione e di campi per coltivare i cereali con cui nutrire il bestiame comporta il disboscamento delle foreste;
4. rallentare il cambiamento climatico: i gas prodotti dai bovini d’allevamento per macellazione contribuiscono in buona percentuale al cambiamento climatico che stiamo vivendo;
5. evitare la nascita di nuove malattie animali: l’allevamento intensivo (necessario finché non diminuirà il consumo di carne) porta alla nascita di nuove malattie animali che potrebbero contagiare anche le persone;
6. evitare alcune malattie: studi medici hanno dimostrato che mangiare carne crea malattie negli uomini e che chi mangia carne, rispetto a chi non ne mangia, è più soggetto ad alcuni tipi di malattie (malattie vascolari, calcoli, gotta, malattie renali, malattie della pelle, etc).
Con questi 6 punti il gruppo VEBU sintentizza il perché non mangiare carne può aiutarci a vivere meglio.
Come progetto di comunicazione, dobbiamo ammetterlo, quello di Flimè è riuscito decisamente bene, ma si tradurrà davvero in una diminuzione del consumo di carne? Siamo così virtuosi dal rinunciare alle delizie del palato per vivere in un mondo migliore?