Emerse tre nuove specie pericolose, la scoperta ha lasciato i ricercatori di stucco

I ricercatori stessi sono molto sorpresi. Emerse tre nuove specie pericolose da poco individuate, vediamo quali sono e cosa comporta imbattersi in loro.

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Emerse nuove specie pericolose – viaggi.nanopress.it

Non c’è pace per la scienza. Ogni giorno arrivano a noi notizie da tutto il mondo circa nuovi esemplari dal mondo animale, aggiornamenti su specie già note. E sempre più spesso anche notizie che possono essere allarmanti per la salute dell’uomo. La notizia di oggi arriva addirittura dalla Russia e sta preoccupando non poco gli scienziati. A diffonderla di recente, gli scienziati del Tyumen State Medical University, in un articolo pubblicato sul sito scientifico Biotaxa.

Emerse tre nuove specie pericolose, di che si tratta?

Questa volta a preoccupare sono nientemeno che le zecche. Al mondo ne esistono infatti ben 900 specie. Appartengono alla famiglia degli Ixodidi nella stessa classe di altri famigerati artroprodi come ragni, acari, scorpioni.

Esteticamente sono di norma non più grandi di un centimetro e dal corpo tondeggiante. Molto diffuse in tutto il mondo, in Italia ad esempio ne conosciamo circa 36 specie a loro volta divise in 7 generi. Le più note nel nostro paese? L’Argas Reflexus o zecca del piccione, la Ixodes ricinus, la Hyalomma marginatum, la Dermacentor reticulatus e la temibile Rhipicephalis sanguineus, che tormenta i nostri amati amici a quattro zampe.

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Emerse tre nuove specie – viaggi.nanopress.it

Sono emerse ora tre nuove specie che preoccupano non poco. Gli scienziati della Tyumen Medical University dichiarano che si trovano principalmente in Siberia e Mongolia. La conclusione arriva dopo un’attenta osservazione e studi su ricerche fatte in precedenza anche da esperti di Cina e Giappone.

Il pericolo principale? Potrebbero portare malattie tremende come peste e febbre del Nilo.

Le temibili zecche che arrivano da Siberia e Mongolia

Una ricerca questa che va avanti da diversi anni. Basti pensare che uno degli esemplari arriva direttamente dal Museo zoologico di Mosca, ed è stato sottoposto ad analisi approfondite dal 2020. Altri esemplari invece sono stati ritrovati attaccati a dei pipistrelli nelle zone di Tuva e Buriazia. Queste nuove zecche appartengono a due ceppi specifici, le Macronyssidae e le Spinturnicidae.

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studio del tyumen state medical – viaggi.nanopress.it

La dottoressa Maria Orlova a capo del team è certissima. Potrebbero portare infezioni terribili. Le Macronyssiade potrebbero essere veicoli di malattie come encefalite, febbre del Nilo, borreliosi e peste. La febbre del Nilo in particolare può portare a febbre altissima ed emicrania, debolezza muscolare, disorientamento, tremori e nei casi più gravi disturbi alla vista, torpore, convulsioni, e naturalmente anche paralisi e coma.

La borreliosi, nota anche come malattia di Lyme ed in alcune zone è seconda, per numero di casi, solo alla malaria fra le malattie trasmesse da zecche o altri tipi di artropodi. Può portare in alcuni casi allo sviluppo di disturbi cronologici gravi, polineuriti, miocardite ed anche alterazioni all’apparato muscolo scheletrico.

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Zecche – viaggi.nanopress.it

Le Spinturcidae invece sono vettori di una infezione nota come bartonellosi. Si tratta di un gruppo di infezioni causate dal batterio Bartonella. In alcuni casi uno dei vettori è anche il gatto, esiste infatti una variante di questa malattia nota come “malattia da graffio”. Di norma nella zona della lesione provoca ingrossamento di un linfonodo, e causa endocardite e febbre.

Insomma una serie di patologie non da poco. Attualmente gli scienziati intendono proseguire nelle ricerche in collaborazione appunto con i colleghi di Cina e Giappone, per ricostruire correttamente la genetica molecolare degli esemplari rintracciati.

Sarà importantissimo comprendere la diffusione di queste infezioni e se esiste anche un modo per prevenire il contagio o lo sviluppo dell’infezione. Per la malattia di Lyme esiste infatti già un vaccino. Si cercherà anche di capire come questo potrebbe condizionare la salute degli animali, di solito molto presi di mira dalle zecche. Non resta che attendere ulteriori sviluppi della ricerca.

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