Emerge dagli scavi, quel che sbuca fuori lascia tutti gli studiosi a bocca aperta

Un oggetto dalla forma particolare emerge dagli scavi durante alcune campagne in Spagna. I ricercatori hanno avanzato le prime ipotesi sul suo utilizzo.

Studiosi a bocca aperta
Studiosi a bocca aperta – viaggi.nanopress.it

Quando si leggono le notizie di certi ritrovamenti è impossibile non rimanere affascinati dal prezioso lavoro dell’archeologo, un lavoro fatto di fatica e tanto studio, ma anche di soddisfazioni e scoperte che aggiungono, una dopo l’altra, una pagina in più alla storia dell’umanità e non solo.

E così anche il benché minimo reperto, il più apparentemente insignificante frammento ritrovato, rappresenta per il mondo dell’archeologia un importante racconto.

Di recente, un team di ricercatori ha riportato alla luce proprio uno di questi oggetti tanto eloquenti che provengono dal passato, qualcosa di davvero singolare sul quale gli esperti stanno conducendo già gli studi di approfondimento.

Un oggetto dalla forma particolare emerge dagli scavi in Spagna

Ci troviamo in Spagna, per la precisione nella località a nord ovest del Paese di Rìa de Vigo. Nei pressi di Torre de Meira, gli archeologi impegnati in alcuni lavori di scavo si sono imbattuti in un oggetto particolare.

Scavi archeologici
Scavi archeologici – viaggi.nanopress.it

Il ritrovamento è un utensile in pietra levigata dall’utilità ancora poco certa, ma dalla forma di sicuro inconfondibile. Si tratta infatti di un reperto fallico dalle dimensioni ridotte (più o meno 15 centimetri) sul cui significato gli esperti hanno avanzato qualche ipotesi.

Le ipotesi sul suo utilizzo

La prima di queste ipotesi è legata alla storia del luogo del ritrovamento. Torre de Meira infatti è un complesso antico che un tempo apparteneva alle casate dei Meira e dei Valadares. Dalla parte più alta della torre d’avvistamento si sorvegliava praticamente tutto il territorio circostante.

Dell’edificio, che in origine comprendeva oltre la torre anche un’armeria, non rimane nulla. Fu infatti distrutto nel corso della seconda metà del Quattrocento.

In quel periodo il posto fu scenario di alcune rivolte guidate dagli Irmandiños, un gruppo di persone del popolo legate da un unico obiettivo comune, ovvero difendere i propri interessi contro gli abusi dei signori. A essere presi di mira dalla loro furia erano quindi soprattutto nobili e clero.

Alcuni ricercatori hanno quindi ipotizzato che l’oggetto fallico possa essere connesso a queste vicende come utensile con il quale affilare spade e armi. Si pensa che inizialmente la sua forma potrebbe essere stata diversa e che solo in un secondo momento sia stato modellato fino a raggiungere l’aspetto di un fallo.

 Secondo altri esperti, inoltre, la forma tondeggiante della base potrebbe essere stata utilizzata anche come pestello da cucina, rendendo l’oggetto multiuso.

Considerando anche il periodo storico, c’è anche chi pensa che questo particolare pestello possa anche aver aiutato nella produzione della polvere da sparo, arrivata in Europa tra il Trecento e il Quattrocento.

Gli oggetti fallici nell’antichità

Non è la prima volta che in Spagna (ma anche nel resto del mondo) i ricercatori riportino alla luce oggetti di questa particolare forma.

Qualche tempo fa in Andalusia gli archeologi hanno per esempio ritrovato una scultura fallica di circa mezzo metro risalente al periodo romano. In quel caso gli esperti affermarono di trovarsi di fronte alla più grande scultura fallica del mondo romano.

Nell’antichità il fallo rappresentava il simbolo della virilità ed era spesso considerato una specie di portafortuna.

L’organo maschile era legato al culto del dio Priapo, divinità della fertilità, il quale veniva rappresentato come un uomo dal pene enorme. Quest’ultimo oltre a simboleggiare la fertilità, richiamava anche l’abbondanza vista come forza generatrice della natura.

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