Eccezionale ritrovamento, emerso un reperto di 7.000 anni fa: oggetto raro in Italia

Un incredibile ritrovamento archeologico nel nostro paese. Emerso un reperto di 7.000 anni fa, un oggetto molto raro, scopriamo insieme di che si tratta e dove è stato recuperato.

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Emerso un reperto di 7 mila anni fa – viaggi.nanopress.it

Di pochi giorni fa la notizia di un nuovo bel traguardo nel mondo archeologico, questa volta proveniente proprio dal nostro paese. Si va ad aggiungere ai diversi preziosi ritrovamenti fatti in regioni italiane disparate, da gennaio ad oggi. Questa volta si tratta di un reperto che sembra essere molto importante, rinvenuto in una zona oggetto di scavi da diverso tempo. Si tratta di un progetto multidisciplinare che vede la collaborazioni di un team di ricerca davvero molto vasto.

Emerso un reperto di 7.000 anni fa, ecco dove

Una campagna di scavo condotta dall’Università La Sapienza di Roma – Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, lo rivela qualche giorno fa. Una scoperta molto interessante nell’ambito di alcune ricerche nel Lazio.

Emerso un reperto di 7.000 anni fa, nella Grotta di Battifratta, nella zona di Poggio Nativo in Sabina. Un borgo che si trova a 455 metri sul livello del mare, un grazioso comune collinare nelle vicinanze del fiume Farfa.

Un progetto di ricerca che va avanti da settimane, con l’intento preciso di ricostruire il popolamento preistorico nella zona denominata appunto Valle del Farfa. A coordinare le ricerche oltre al Ministero della Cultura, il fondo Grandi Scavi Sapienza. Un team davvero variegato, che vede la collaborazione di esperti di livello e di diverse specializzazioni. Da archeologi a paleontologi, passando anche per l’intervento di chimici e fisici.

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Emerso un reperto di 7.000 anni fa – viaggi.nanopress.it

Obiettivo finale, riuscire ad ottenere una ricostruzione più dettagliata possibile della vita preistorica in questa zona, cercando di capire qualcosa in più su che tipo di risorse venivano utilizzate nella quotidianità.

Ed un piccolo tassello è stato già messo a segno con questo particolare ritrovamento. Si tratta di una statuetta. Ad una prima analisi non sembrerebbe una statuetta qualsiasi. Gli esperti notano al suo interno dei tratti accennati del volto. Questo farebbe pensare a qualcosa raffigurante forse una divinità femminile. O anche ad una rudimentale bambola.

La statuetta antica di Battifratta

Quello che è certo è che reperti di questo tipo sono molti rari nel nostro paese. Databile a 7.000 anni fa arriva dunque dal periodo Neolitico. Un’era che vide i primi insediamenti nel territorio di comunità di tipo agricolo.

A coordinare le operazioni la dottoressa Cecilia Conati. Docente presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, come professoressa del corso di Ecologia preistorica. Conati è membro del Collegio dei docenti della Scuola di Dottorato in Archeologia. Inoltre è anche direttrice del Museo delle Origini, de La Sapienza.

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Ricerche nella grotta – viaggi.nanopress.it

Conati ritiene che questo sia un segno del fatto che forse la Grotta veniva utilizzata anche per scopi diversi dalla mera sopravvivenza. Forse qui dentro si svolgevano anche dei rituali o ebbe la funzione di antico sepolcreto. Ipotesi accreditata dai precedenti ritrovamenti di resti umani.

La statuina rappresenta dunque un importante punto di svolta nelle indagini, in una zona che potrebbe diventare un centro cardine per le ricerche preistoriche del Lazio.

La grotta di Battifratta si trova all’interno del Costone omonimo. A sua volta costituito di travertini del Pleistocene. A scoprirla fu un gruppo di esperti del Circolo Speleologico Romano.

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Grotta di Battifratta – viaggi.nanopress.it

Nel 1984 tramite alcuni scavi ordinati dall’Istituto italiano di Paleontologia Umana, vennero recuperati diversi materiali dell’Età del Bronzo. Successivamente nel 1987 sono stati messi in luce altri strati sottostanti che hanno rilevato ceramiche del Bronzo antico.

L’ingresso della grotta si trova vicino allo sbocco di una sorgente stagionale. Secondo gli esperti le comunità preistoriche si recarono spesso qui per l’approvvigionamento di acqua. Oltre l’idea di un sepolcreto, gli studiosi propendono a ritenerla anche una postazione ideale durante la caccia.

Lo si pensa per via dei diversi resti recuperati negli anni di scavi, di animali selvatici come cervi, cinghiali, caprioli. Non resta che attendere ulteriori sviluppi.

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