È il punto più profondo della Terra mai realizzato e si trova in questo Paese

Il punto più profondo della Terra si trova in questo Paese e la sua storia ha dell’incredibile. Ecco quanto misura e come si chiama.

Punto più profondo della Terra
Punto più profondo della Terra – viaggi.nanopress.it

20 anni per costruirlo, 15 chilometri la profondità prefissata. Sono questi alcuni dei numeri relativi all’opera umana più profonda mai costruita nella storia. Si tratta di un pozzo che detiene tutt’oggi il record di buco verticale più fondo sulla faccia del pianeta. Si trova in Russia e il suo scopo era per lo più scientifico. Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta.

Il punto più profondo della Terra: Kola superdeep borehole SG-3

Se per trovare il lago più profondo al mondo dobbiamo volare in Siberia, per trovare il punto più profondo della Terra ci basterà restare pur sempre in Russia, ma spostarci nella penisola di Kola. Nel 1970, proprio gli scienziati davano il via ai lavori di costruzione del pozzo Kola superdeep borehole SG-3.

Questo pozzo verticale a pochi passi dal confine finlandese, ancora oggi il più profondo al mondo, è il frutto di un progetto molto ambizioso portato avanti dall’URSS negli anni Settanta. Quest’ultimo aveva come obiettivo scavare pozzi nella profondità maggiore possibile per poi studiarne le aree cratoniche.

Penisola di Kola
Penisola di Kola – viaggi.nanopress.it

Si tratta di zone nelle quali sono presenti rocce magmatiche piuttosto antiche, risalenti persino a oltre tre miliardi di anni. Il progetto, a scopo prevalentemente scientifico, non negò tuttavia di analizzare anche i grandi depositi di minerali che si trovavano da queste parti, quali rame e nichel.

Il pozzo di Kola

Il pozzo di Kola inizia la sua lunga storia il 24 maggio del 1970, ma ci sono voluti 20 anni per vederlo ultimato (o quasi). Nove anni dall’inizio delle perforazioni il pozzo aveva raggiunto i 9,5 chilometri, una profondità tale da consentirgli di battere il record fino a quel momento detenuto dal Bertha Roger Hole in Oklahoma.

Nel 1983, poi, si toccarono i 12 chilometri sotto il suolo, avvicinandosi all’obiettivo dei 15 chilometri totali prestabiliti, ma in realtà mai raggiunti.

Sì, perché quello stesso anno i lavori si bloccarono per via di visite scientifiche e varie conferenze. Ma non solo. Quando dopo un anno le attività di scavo ripresero, non furono da poco gli incidenti che si verificarono. Pare che nel 1984, infatti, 5 chilometri della colonna di perforazione rimasero incastrati nel pozzo. Questo costrinse a deviare la perforazione che nel 1989 raggiunse i 12,26 chilometri, ovvero la profondità definitiva.

Una grande importanza dal punto di vista scientifico

Quest’opera rimase incompleta per diverse motivazioni quali le temperature fin troppo elevate a una certa profondità, la poca densità delle rocce e i diversi incidenti che si susseguirono durante i lavori. Ogni attività di trivellazione si fermò intorno agli anni Novanta, mentre l’intera struttura finì con l’essere definitivamente abbandonate del 2008. Oggi, però, il pozzo continua ad attirare curiosi provenienti dalle zone limitrofe.

Pozzo di Kola
Pozzo di Kola – viaggi.nanopress.it

Nonostante tutto, il pozzo di Kola ha comunque fornito preziose informazioni alla scienza. Grazie al progetto, infatti, gli esperti sono venuti a conoscenza di micro fossili di plancton trovati a 6 chilometri sotto la superficie. Ma non solo.

Una delle scoperte più importanti è stata la scoperta della composizione della crosta terrestre a profondità estreme. Inoltre il Kola ha contribuito alla comprensione dei terremoti e delle onde sismiche. Gli strumenti installati infatti hanno permesso agli scienziati di raccogliere dati sismici dettagliati, utili per lo studio della propagazione delle onde sismiche. Il progetto ha poi confermato alcune teorie sulla composizione e l’evoluzione della crosta terrestre, ma ha anche sollevato nuove domande.

È vero: il Pozzo Kola non è riuscito a raggiungere il mantello terrestre, che era l’obiettivo originale (le temperature e le pressioni estreme hanno reso impossibile continuare la perforazione oltre i 12 chilometri di profondità). Nonostante questo, però ci ha aiutato di gran lunga a capire la Terra.

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