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Dove scorre il fiume rosso? In Spagna, è il Rio Tinto

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Sapevate che il fiume rosso scorre non lontano da noi? Ebbene sì: parliamo del Rio Tinto, in Spagna, non del Vietnam. Ovvero di un corso d’acqua che, come suggerisce il nome, ha un colore che sfuma dal rosso acceso all’arancione: colpa della grande quantità di ferro che si trova nelle sue acque, che oltre all’inconfondibile colore causa un livello di acidità decisamente elevato.
Un fenomeno che in natura si verifica a ogni latitudine (avete presente il Fly Geyser in Nevada? Stessa storia).
Certo la natura è stata aiutata dall’uomo in questo caso, perchè occorre fare riferimento al fatto che da centinaia di anni il corso del fiume è stato caratterizzato dalla presenza di metalli pesanti, derivanti dalle tante miniere di rame, argento, oro, zolfo che sorgono sulle sue sponde.

Di fiumi particolari in giro per il mondo ce ne sono molti: volete un esempio? Il Cano Cristales in Colombia, per esempio, anche noto come ‘Fiume arcobaleno’ e considerato da molti il più bello del mondo per via dei colori accesi di cui si veste in determinati momenti dell’anno (e lagato sempre alla presenza di certe sostanze nelle acque).

Ma torniamo a noi: il Rio Tinto scorre in Andalusia, nel sud ovest della Spagna, e sfocia nel golfo di Cadice, per la precisione nella città di Huelva. Il nome di ‘Fiume colorato’ gli è stato affibbiato proprio dalla gente del posto: perchè le acque del Rio Tinto sono così da sempre, non solo da tempi recenti.

Da secoli, infatti, il sottosuolo della Selva Morena dove scorre il fiume si è rivelato ricchissimo di minerali e metalli: oro, argenti, zolfo, rame, ferro. Nel corso della storia, quindi, sono sorte moltissime miniere accanto al fiume, con lo scopo di estrarre tutti i tesori contenuti nella terra.

Per darvi un’idea dell’importanza di queste miniere e della storia che le caratterizza, basta dare qualche numero: nel lontano 1724, infatti, il governo spagnolo decise di ripristinarne l’attività dopo un periodo di fermo, come a dire che le miniere funzionavano già da parecchi anni. Furono poi vendute a un consorzio inglese nel 1873, che fondò la Rio Tinto Company e rimise in pieno regime tutte le miniere, compresa quella all’aperto più grande d’Europa, la Corta Atalaya (lunga ben 1200 metri e profonda 350).

Ma c’è dell’altro: il particolare colore delle acque del Rio Tinto e la ricchiezza di metalli e minerali del sottosuolo, che di sicuro arricchirono più di una persona, portò alla nascita di una leggenda, secondo la quale queste sarebbe le fiabesche e favolose miniere di Re Salomone. Infatti la zona è conosciuta anche col nome di Cerro Salomon.

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