Da dove proviene il mercurio che sta avvelenando le acque del Tevere? È davvero incredibile: ecco la verità sconosciuta a tutti.
Da oltre 40 anni le miniere di cinabro del Monte Amiata, in Toscana meridionale, continuano ad inquinare le acque del Tevere e del Mare Tirreno. Questo gruppo montuoso di origine vulcanica diviso tra la Provincia di Grosseto e quella di Siena è conosciuto per garantire un po’ di refrigerio alla calura estiva. Tuttavia, in un precedente passato, sul versante senese del Monte Amiata era attiva una delle più importanti miniere di cinabro del mondo.
Per anni e anni i residenti del piccolo comune di Abbadia San Salvatore si sono alzati all’alba per scavare chilometri e chilometri sotto la formazione rocciosa con i martelli. L’obiettivo era quello di estrarre il mercurio dal minerale di colore rosso. Non a caso qui ad Abbadia San Salvatore è presente il Museo dedicato all’industria mineraria.
Le acque del Tevere sono inquinate: è tutta colpa del distretto minerario più grande a livello mondiale. A rivelarlo è la Commissione Ecomafie, che ha approvato un report nel quale hanno confermato la contaminazione del Tevere e delle acque del fiume Paglia. L’inquinamento del corso d’acqua è da attribuire alla presenza del distretto minerario di cinabro, da cui estratte il mercurio.
La sua lavorazione è stata attiva per secoli fino agli anni Ottanta del XX secolo. Le tracce di mercurio sono state rilevate nel suolo e sui sedimenti del fiume Tevere, ma non nell’acqua. La produzione di cinabro e di mercurio svolta nell’area del Monte Amiata ha lasciato un’eredità pesante per le generazioni future.
Il fatto che hanno riscontrato tracce di mercurio sul letto del fiume Tevere e del fiume Paglia non deve assolutamente allarmare la popolazione residente nell’area fluviale. Nel documento la Commissione Ecomafie raccomanda l’implementazione di una serie di studi sistematici e di monitoraggi continui volti a verificare la penetrazione del metallo pesante di colore argento negli ecosistemi e nelle catene alimentari.
Per anni e anni gli uomini residenti nell’area del Monte Amiata si alzavano all’alba per andare a scavare nel buio illuminato da qualche lampada o torcia. Un lavoro faticoso, condizioni di lavoro difficili, una vita fatta di tanti sacrifici, di dolore e di pericoli insidiosi. Il rischio di rimanere sotto una frana era piuttosto elevato. Un lavoro “a cottimo”. Più cinabro si estraeva, maggiore era la retribuzione accreditata.
La vita in miniera era una vita difficile fatta di amore per la propria terra e di odio, per le condizioni lavorative piuttosto difficili. Molto minatori ricordano e descrivono come le gallerie fossero delle “gabbie” dove poter rimanere imprigionati. Un gesto semplice poteva costare la vita.
Ancora oggi, se si fa visita al Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, è possibile entrare in galleria e visitare le gallerie dove si estraeva il cinabro, dal quale era ricavato il mercurio. In questa galleria è possibile visionare i binari dei carrelli utilizzati per trasportare il cinabro.
Il cinabro è un minerale poco noto e conosciuto in Toscana, le cui miniere sono state chiuse negli anni Ottanta. Questo minerale è di colore rosso e si origina in zone di origine vulcanica, come il Monte Amiata. La tonalità del vermiglio è conferita dalla presenza del mercurio, che una volta estratto, assume la tonalità argentea.
Il mercurio è tossico per il corpo umano e per tutti gli organismi viventi. Quali sono gli effetti negativi? Inibisce la riparazione del DNA, muta la forma delle molecole, altera la capacità cellulare, disattiva i minerali più importanti, indebolisce il sistema immunitario e interferisce con le ghiandole endocrine.
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