Antartide, nei ghiacci tracce di pandemie: com’è stato condotto lo studio

Ritrovate tracce di pandemie all’interno dei ghiacci presenti in Antartide: la scoperta che getta nuova luce sul passato. 

Antartide
Antartide, nei ghiacci ritrovati tracce di pandemie: la scoperta (viaggi.nanopress.it)

In base all’analisi di alcuni campioni estratti estratti in Antartide, gli scienziati hanno scoperto che – all’interno degli stessi blocchi di ghiaccio – erano presenti le tracce di pandemie avvenute in un tempo passato. Scopriamo, dunque, insieme cosa è emerso da queste nuove ricerche.

Tracce di pandemie passate nel ghiaccio dell’Antartide

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, guidato dal British Antarctic Survey, pare che all’interno di alcuni campioni di ghiaccio prelevati dall’Antartide ci siano delle tracce di pandemie avvenute in passato.

Si tratta, dunque, di una scoperta molto interessante, in quanto permette agli studiosi di effettuare una ricostruzione della storia climatica del nostro pianeta, andando indietro nel tempo, anche di tantissimi secoli.

Ricercatori in Antartide
Ricercatori in Antartide (viaggi.nanopress.it)

Da questi campioni si evince, dunque, una diminuzione della CO2, in base alle varie epidemie che si sono scatenate tra Il XVI e il XVII secolo, dopo i primi contatti che ci furono tra gli europei e i nativi americani.

Molte aree del mondo, dunque, sono state gradualmente abbandonate, anche in base alle malattie che si sono sviluppate in determinati territori, secondo quanto emerge dallo studio. Pertanto, la vegetazione ha iniziato a crescere e, di conseguenza, ad assorbire grosse quantità di anidride carbonica.

Come è stato condotto lo studio

Nello specifico, gli studiosi hanno estratto due diverse carote di ghiaccio dall’Antartide attraverso lo studio condotto da Amy King.

La prima ha presentato una diminuzione importante dei livelli di CO2 nell’atmosfera, in un periodo che comprende circa novant’anni: il periodo più basso è stato raggiunto intorno al 1610. La seconda carota, invece, sottolinea un declino più lento che si dipana – in sostanza- nel corso del XVII secolo.

A quel punto, gli studiosi si sono trovati di fronte ad una sorta di discrepanza tra la prima e la seconda carota: per eliminare qualsiasi dubbio, dunque, gli stessi hanno deciso di esaminare una terza carota di ghiaccio, sempre prelevata dall’Antartide.

In questo modo, dunque, i ricercatori si sono concentrati sulla sezione che copre un arco di tempo che va dal 1454 al 1688. A questo punto, dunque, i risultati sono stati chiari: i livelli di CO2 sono diminuiti in modo tangibile, particolarmente nel periodo che va tra il 1516 e il 1670, anche se, comunque, in questo, caso si è constatato un calo più graduale.

Come hanno spiegato in merito i ricercatori, tale fatto va a corroborare, in sostanza, quelli che sono stati definiti come “scenari di riorganizzazione su larga scala dell’uso del territorio nelle Americhe, in seguito al contatto tra nuovo e vecchio mondo“. Vedremo se in futuro i ghiacci potranno rivelarci ulteriori informazioni di stampo storico e scientifico sui tempi che furono.

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