24 aeroporti italiani minori rischierebbero la chiusura a causa della manovra del governo Monti. Il governo sta infatti valutando di eliminare quegli aeroporti troppo piccoli e incapaci di auto-finanziarsi, risultando così un peso per le casse dello Stato. Una spesa calcolata in 60 milioni di euro l’anno, comprensivi di assistenza al volo e vigili del fuoco. Tra i vari scali a uso civile inclusi nella lista di quelli che potrebbero chiudere ci sono Parma, Siena, Cuneo, Brescia, Pescara e Ciampino. Tutti aeroporti il cui traffico passeggeri è troppo scarso, e non raggiunge, o raggiunge a fatica, il numero delle 500.000 unità annue.
Subito pronte le reazioni. Le prime arrivano da Parma: il predidente del gruppo PdL in Regione, Luigi Giuseppe Villani, ha invitato tutte le istituzioni locali, inclusa la Regione stessa, a mobilitarsi contro la possibile chiusura dell’aeroporto Giuseppe Verdi. Villani ricorda infatti l’importanza dello scalo di Parma nello sviluppo dell’Emilia ovest: la sua distanza ottimale tra Milano e Bologna e il fatto che la sua presenza abbia favorito l’insediamento dell’unica istituzione europea in Italia, l’Efsa. Villani sottolinea anche come il piccolo aeroporto, tra problematiche interne ed esterne, sia riuscito comunque a registrare un incremento passeggeri del 12,4 % tra il 2010 e il 2011.
A rischio non solo gli aeroporti già esistenti, ma anche quelli in fase di progettazione. In Campania si teme per l’aeroporto di Grazzanise: il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, ricorda che si parla della costruzione dello scalo dal 1995, e che è una priorità per lo sviluppo commerciale della regione Campania che non possiede un polo aeroportuale vero e proprio. Stessa cosa dicasi per lo sviluppo dell’Aeroporto di Salerno Costa d’Amalfi: ma il sottosegretario alle infrastrutture Guido Improta ha assicurato che dal governo ci saranno tutti i fondi necessari per l’ampliamento della pista dello scalo di Pontecagnano, nonostante i deludenti dati di riempimento dell’anno scorso.
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