Alcune scoperte sono non solo entusiasmanti, anche suggestive. Di recente, proprio dove sono stati rinvenuti i resti fossili della Balena Giuliana, un esemplare del Pleistocene ritrovato nel 2006, sulle sponde della diga di San Giuliano, poco distante da Materia, è stato accertato che c’era un arcipelago di isole.
Nonostante la scoperta risalga a 18 anni fa, anche solo il recupero del cetaceo ha richiesto un impegno andato avanti fino al 2013, in quanto reso difficile dall’innalzamento delle acque. Se i suoi resti sono destinati a essere ospitati nel Museo Archeologico Nazionale di Matera, si sono rivelati anche preziosi per ricostruire l’ambiente del posto.
Lo studio secondo il quale ben 800mila anni fa vicino alla città dei sassi, in Basilicata, c’era un gruppo di isole, è stato presentato giorni fa al Congresso nazionale della Società geologica italiana e Società italiana di Mineralogia e Petrologia di Bari.
Gli esperti sono giunti a questa conclusione proprio attraverso le indagini svolte sulla balena Giuliana. Grazie a questo animale è stato possibile svolgere accertamenti sulla sedimentazione trovata sotto le ossa fossili per raggiungere le conclusioni presentate solo in questi giorni.
Il fossile di balena è il più grande mai riscontrato nel Mediterraneo, è stato accertato che si trattava di un esemplare di 26 metri di lunghezza per un peso che poteva oscillare tra le 130 e le 150 tonnellate. Sono stati necessari anni di studi che hanno riguardato anche la sedimentazione trovata tra i resti fossili per ricostruire l’habitat nel quale il cetaceo viveva.
Grazie ai sedimenti presenti sotto la balena gli esperti hanno ricostruito l’ambiente naturale dell’epoca, per arrivare alla conclusione che a quel tempo, ben 800mila anni fa, in quel punto c’era un arcipelago di isole. Per quando non è chiaro se l’animale sia morto in quel punto o sia stato trascinato lì dalla corrente, sta di fatto che le indagini svolte dagli studiosi hanno portato a stabilire con certezza che si trovava vicino a un’isola che faceva parte di un arcipelago.
Risultanze alle quali si è arrivate attraverso le analisi dei campioni da un punto di vista sedimentologico, stratigrafico, micropaleontologico, anche se a definire con ulteriore chiarezza l’ambiente naturale è stato anche lo studio dei pollini rinvenuti all’interno dei sedimenti. La scoperta è di fondamentale importanza e accende ulteriormente i riflettori su Matera, già destinazione turistica per i suoi pregi naturalistici, diventa grazie a queste sensazionali scoperte meta di geoturismo.
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