Il turismo di massa caratterizzata tante località turistiche. Si tratta di mete talmente gettonate da registrate una presenza di visitatori che si potrebbe definire ‘eccessiva’. Questo comporta una serie di ripercussioni, troppo spesso negative sull’ambiente e sui residenti che si trovano a dover fare i conti con un aumento dei rifiuti, una diminuzione della pressione dell’acqua, l’aumento di auto in strada e quindi maggiore emissione di CO2, la difficoltà di vivere la quotidianità con i soliti ritmi a causa dell’arrivo, anche attraverso tour organizzati, di gente.
Le località che vengono maggiormente prese di mira dai flussi turistici hanno probabilmente una ricaduta economica positiva per le attività commerciali e balneari, nel caso di cittadine marittime, ma registrano anche una serie di conseguenze negative per inquinamento acustico, sovrabbondanza di rifiuti e inquinamento ambientale più in generale.
Per regolamentare e ammortizzare le conseguenze negative che nascono a causa del turismo di massa è stata introdotta la tassa del turismo, conosciuta anche come tassa di soggiorno. Un’imposta che viene corrisposta dai visitatori ai titolari di attività ricettive che viene versata interamente all’Ente locale che la destina, a sua volta, al turismo. Queste somme vengono utilizzate per continuare a garantire l’afflusso turistico, ma senza che quest’ultimo incida sull’economia dei residenti.
La storia di questa tassa è antica, bisogna tornare al 1910 per ricordare la sua introduzione in Italia, seppure inizialmente solo in zone balneari o termali. Solo 28 anni dopo diventò un’imposta estesa anche alle altre località turistiche. Poi nel 1988 fu abolita, con l’idea di aumentare il turismo facendo scendere i costi. Così non è stato. Proprio successivamente a questa abolizione è stato accertato un calo di presenze nelle zone di interesse turistico.
Con l’autonomia degli enti locali è stata reintrodotta la tassa sul turismo che può essere imposta solo ed esclusivamente dai Comuni a vocazione turistica, tenendo in considerazione che ciascun ente locale stabilisce l’importo, mai superiore ai cinque euro, ma anche quali sono le categorie di persone che vengono esentate, oltre ai periodi nei quali può non essere prevista.
Tutto questo tenendo conto che il gestore dell’attività ricettiva che chiede il pagamento della tassa è solo un tramite, in quanto sono i suoi ospiti a doverla versare, mentre l’imprenditore è tenuto a corrisponderle alle casse comunali che dovrà finalizzare quelle somme esclusivamente al turismo, come a dire: per manifestazioni ed eventi culturali, per la sostenibilità ambientale, per servizi di trasporto pubblico e per la promozione turistica.
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