Scoperta una botola misteriosa: ecco dove e cosa hanno trovato all’interno, ha dell’incredibile. Si tratta di un gioiellino dell’architettura rinascimentale.
La Soprintendenza all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio di Parma e Piacenza ha comunicato l’effettuazione di uno scavo archeologico all’interno della Basilica di Santa Maria di Campagna, a Piacenza.
Nel corso dell’operazione, che ha interessato una camera ipogea situata all’interno della struttura, hanno trovato quindici casse in legno, che però sono andate in decomposizione, provocando la sovrapposizione dei resti umani contenuti al loro interno. Sono stati rinvenuti anche 12 medaglie, 4 crocefissi, 1 anello e 2 rosari.
La stessa Soprintendenza ha emesso un comunicato, a margine degli scavi condotti, ricordando che la camera sepolcrale è stato oggetto di utilizzo nel periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo. A condurre verso questa conclusione sono due delle medaglie devozionali in lega di rame: una “Passio Christi” contrassegnata dai simboli della Passione, mentre l’altra raffigura San Benedetto e reca l’acronimo di formule per gli esorcismi, ovvero VRS (vade retro Satana) NSMD (numquam draco sit mihi dux ovvero “il demonio non sia il mio padrone”) e CSSML (Crux Sancta sit mihi lux ovvero “la Santa Croce sia la mia luce”).
A condurre lo studio e le successive indagini sul campo è stato il personale della ditta Malena di Piacenza. Nella giornata di mercoledì 18 aprile, all’interno della Biblioteca della stessa Basilica, è prevista la presentazione dei primi risultati dello scavo effettuato. La manifestazione avverrà nell’ambito delle previste celebrazioni per il 500° anniversario della sua fondazione.
La Basilica di Santa Maria di Campagna, posizionata nel Piazzale delle Crociate della città emiliana, è considerata un vero e proprio gioiello dell’architettura rinascimentale. Fu chiesa ducale e, al suo interno, i Farnese erano soliti celebrare vittorie e momenti familiari importanti, oltre che pregare in momenti di particolare importanza.
A realizzarla fu l’architetto piacentino Alessio Tramello, tra il 1522 e il 1528, con l’intento di ospitare degnamente l’immagine lignea policroma della “Madonna della Campagnola”.
Il suo interno è impreziosito da una lunga serie di dipinti, decorazioni e ornamenti pittorici. Attribuiti tra gli altri al Guercino, a Giulio e Bernardino Campi, a Galeazzo, a Camillo Procaccini, a Malosso e a Bibiena.
Tra di essi, occorre ricordare in particolare il ciclo di affreschi del Pordenone, al secolo Giovanni Antonio Sacchis, tra cui spiccano un dipinto dedicato a Sant’Agostino restaurato di recente e le cappelle raffiguranti le vicende di Santa Caterina e dei Re Magi. Lo stesso Pordenone è l’autore dell’opera più significativa in assoluto, la cupola, terminata da Bernardino Gatti, detto il Sojaro, dopo la partenza di Sacchis.
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