Una tomba di due secoli fa ha mostrato agli archeologi i suoi preziosi tesori: non era mai stata aperta prima d’ora e conservava reperti del tutto particolari.
Ci troviamo nel Lazio, in provincia di Viterbo. È qui che gli archeologi hanno di recente ritrovato qualcosa di unico e del tutto insolito. A fare da sfondo alla straordinaria scoperta è Vulci, un’antica città etrusca situata nella antica regione dell’Etruria, nell’Italia centrale.
La città di Vulci ha avuto una storia ricca e interessante durante l’epoca etrusca, e i suoi resti archeologici hanno svolto un ruolo davvero importante per la comprensione della cultura e della storia di questa civiltà antica in questa zona d’Italia.
Vulci era una delle più grandi e potenti città etrusche, resa tale grazie alla sua prosperità economica, alla sua ricchezza culturale e artistica. La città fu abitata sin dall’VIII secolo avanti Cristo e raggiunse il suo apice nel VI e V secolo avanti Cristo.
Tuttavia, dopo un lungo periodo di declino, Vulci perse la sua importanza politica e commerciale intorno al IV secolo avanti Cristo, per poi finire abbandonata durante l’epoca romana.
Oggi, i resti archeologici di Vulci sono visitabili. Tra questi si trovano antiche tombe, templi, necropoli e altre strutture che raccontano la storia di questa civiltà. Gli scavi archeologici e le ricerche continuano ancora oggi per svelare ulteriori dettagli sulla vita e la cultura degli antichi abitanti.
Solo di recente, gli archeologi hanno riaperto una tomba etrusca risalente a circa 2600 anni fa e ciò che hanno trovato è davvero straordinario.
Il fatto è avvenuto nei pressi della Necropoli dell’Osteria, durante una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, e dalla Fondazione Vulci.
Gli esperti si sono imbattuti in una camera sepolcrale che hanno stimato risalga a un periodo compreso tra il VII e il VI secolo avanti Cristo.
La tomba si trovava in un eccezionale stato di conservazione, perfettamente intatta, segno che nessuno aveva mai tentato l’apertura fino a oggi.
Dagli oggetti ritrovati al suo interno, i ricercatori hanno ipotizzato che la sepoltura sia appartenuta a una donna. Infatti nella tomba non vi era alcuna traccia di armi, mentre invece era conservata una fuseruola per la tessitura.
Si pensa che la donna sia stata cremata e che le sue ceneri siano custodite all’interno di una olla in bronzo ritrovata all’interno della camera. Insieme a quest’ultima, gli archeologi hanno anche trovato una fibula, un vaso, un bacile, due balsamari e alcune ossa sia umane sia animali.
Inoltre, accanto alla defunta si trovava anche l’apposito corredo funerario di cui facevano parte per lo più bicchieri, ceramiche di vario tipo e uno strumento in ferro che gli esperti hanno ipotizzato fosse un alare. Ma il ritrovamento più interessante è forse il braciere in bronzo dove ancora erano presenti le ceneri del banchetto funebre.
La sepoltura probabilmente è rimasta inviolata fino a oggi perché mai individuata prima. Gli archeologi, come afferma la responsabile del Parco archeologico di Vulci Simona Carosi, hanno iniziato i lavori di scavo in quest’area nel 2012 e da qui hanno già tirato fuori preziosissimi reperti e tombe.
Gli ultimi ritrovamenti portati alla luce si trovano adesso per il restauro e la diagnostica nei laboratori di Montalto di Castro. Tuttavia si pensa che ben presto possano venire esposti e presentati al pubblico in un museo dedicato.
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