Scoperta in Antico Egitto una serie di vasi canopi in ottimo stato di conservazione nel sito archeologico di Beni Suef. Il ritrovamento inaspettato ha lasciato senza parole i ricercatori.
L’Antico Egitto non smette mai di stupire. Dalle viscere della Terra dei Faraoni sbucano fuori di continuo reperti archeologici di grande valore che contribuiscono ad aggiungere dettagli alla grande storia di questa affascinante civiltà.
È degli ultimi giorni la notizia del ritrovamento del tutto casuale di vasi canopi all’interno di un sito archeologico che ha sorpreso gli esperti.
Beni Suef. Questo nome per molti non è nuovo. Questa cittadina, che sorge sulle sponde del Nilo a circa 115 chilometri di distanza dal Cairo, è stata già di recente sotto ai riflettori.
Qualche mese fa, infatti, su Egypt Independent usciva la sorprendente notizia di alcuni falsari che avevano creato ad hoc una necropoli antica con lo scopo di rivedere oggetti e manufatti spacciati per reperti di valore.
Allora i malfattori avevano proprio pensato a tutto: dipinti, statue, lingotti in gesso, finte tombe e pitture sulle pareti ricopiate dalle immagini ritrovate sui libri di storia e arte. Insomma una truffa bella e buona finita per fortuna con l’intervento delle forze dell’ordine.
Oggi però una nuova luce sembra puntare su Beni Suef, e questa volta per un reale ritrovamento sconvolgente.
Ci troviamo a 15 chilometri di distanza dalla città, presso l’antica Eracleopoli. Durante un sopralluogo, in modo del tutto inaspettato, gli esperti del Comitato dell’area archeologica di Ihnasia si sono imbattuti in quattro vasi canopi perfettamente conservati.
I vasi canopi, chiamati anche canopici, erano contenitori nei quali nell’Antico Egitto venivano conservate le viscere dei defunti, estratte dai cadaveri durante il processo di mummificazione. I vasi dei periodi più antichi sono fatti in pietra o in legno, mentre i più recenti sono in alabastro o in terra smaltata.
Il coperchio di questi vasi particolari, sempre e solo quattro, dalla forma allungata rappresenta ognuno un volto diverso in base al suo contenuto. I volti raffigurati sono quelli dei quattro figli del dio Horus. Secondo le credenze di questa antica civiltà, quest’ultimi infatti erano coloro che assistevano all’imbalsamazione del defunto e avevano il compito di proteggere con cura gli organi del corpo del morto. In particolare:
I vasi canopi venivano poi riposti vicino al sarcofago in modo tale da completare il corpo il quale veniva privato solo del cervello. L’unico organo a rimanere all’interno del cadavere era il cuore, il quale doveva essere sottoposto alla pesatura.
La pesatura del cuore infatti stabiliva se il defunto era degno di raggiungere il regno dell’aldilà oppure meritava di essere divorato dalla Grande Divoratrice per i suoi peccati.
Il governatorato di Beni Suef ha reso pubblica la notizia del recente ritrovamento avvenuto qualche giorno fa mentre si era intenti a ripulire il sito archeologico dalle erbacce nell’area di Ehnasya el-Medina.
I quattro vasi rinvenuti sembrerebbero essere stati realizzati in alabastro; le facce, invece, in materiale calcareo. Come da tradizione, i volti sono raffigurati in sembianze di falco, sciacallo, babbuino e uomo mummificato.
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