In poco più di quarant’anni è sorto ed è cresciuto vertiginosamente un istituto tibetano che oggi si stima conti circa 40mila monaci buddisti, un numero approssimativo visto che si pensa potrebbero essere molti di più.
Stiamo parlando di Larung Gar, un villaggio sorge nel Tibet orientale tra Serta e Kardze ed è stato fondato nel 1980 dal monaco Jigme Phuntsok. Intorno alla residenza di quest’ultimo una dozzina di studenti avrebbe costruito le loro dimore fatte di legno e fango, ma con il tempo questa realtà è continuata ad aumentare di dimensioni, con l’arrivo di monaci buddisti e monache.
Le dimensioni della Serta Larung five Science Buddhist Academy sono continuate ad aumentare, così come la sua importanza e il desiderio di molti studenti di raggiungerla per studiare per un periodo che va dai 6 ai 12 anni, al termine dei quali alcuni decidono di andare via, altri di restare.
Larung Gar è una realtà a sé, sulla quale non incide la cultura della Cina del progresso tecnologico, mentre risulta fortemente influenzato nel modo di vivere e nella religione dal vicino Tibet. Rappresenta una realtà staccata dal resto del mondo. A Larung Gar non arrivano i giornali, non c’è internet, né televisione, niente che dia notizie su cosa avviene nel mondo. Tutto si concentra in quell’area in cui sorge il villaggio e null’altro importa.
Il villaggio è sorto velocemente, nel giro di pochi anni sono sempre più gli adepti che hanno deciso di trascorrervi del tempo o di trasferircisi. Una destinazione non facile da raggiungere e meno che mai da visitare. Non solo è situata a 4100 metri di altitudine, per quanto per poter entrare occorre l’autorizzazione del governo cinese.
La vertiginosa crescita di questa comunità sembra preoccupare le autorità cinesi che nel 2016 avevano emesso un ordine secondo il quale la popolazione di Larung Gar doveva essere ridotta a 5mila unità entro il mese di ottobre dell’anno successivo. Non solo questo non è avvenuto per quanto sembra proprio che il numero di residenti continui ad aumentare.
Neanche le azioni di forza con le quali il governo abbatte costruzioni e allontana persone dal villaggio sembrano essere funzionali allo scopo di ridurre il numero dei presenti. Anzi, in alcuni casi, per protesta, i monaci allontanati si sono suicidati. Tentativi di diminuire il numero degli abitanti che sarebbe stato giustificato dalla volontà di garantire la sicurezza degli abitanti, ma questi ultimi non sembra siano mai stati ascoltati, visto che il loro intento sembra essere solo quello di vivere pacificamente su quel territorio.
Anche l’intervento del Parlamento europeo che ha condannato nel 2016 lo smantellamento e gli sfratti forzati degli abitanti del villaggio non è bastato. L’anno seguente è stato realizzato un altro intervento di demolizioni con la giustificazione di voler erigere strutture a servizio dell’accademia, che fossero più sicure e non a rischio di incendi e terremoti.
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