Perché il viaggio di ritorno sembra più breve? Se te lo sei sempre chiesto, alcuni scienziati giapponesi hanno provato a dare una risposta.
Succede sempre. Quando partiamo per le vacanze, quando andiamo a trovare i nostri parenti in una città diversa dalla nostra, quando ci concediamo una gita fuori porta.
Nel momento in cui ci rimettiamo in macchina (o su qualsiasi altro mezzo abbiamo scelto) e stiamo per ritornare a casa pensiamo sempre “il ritorno sembra essere durato un nanosecondo rispetto all’andata”.
Eppure, sappiamo benissimo che sia la tratta di andata sia quella di ritorno, se percorsa sulla stessa strada, hanno ovviamente la stessa lunghezza.
Ma allora perché il viaggio di ritorno sembra durare meno? A spiegarlo sono gli esperti.
Si chiama effetto viaggio di ritorno e ha a che fare con la scarsa capacità dell’essere umano di misurare il tempo senza farsi influenzare da ciò che lo circonda e dal proprio umore. A confermarlo sono i risultati di una ricerca condotta qualche anno fa da alcuni scienziati giapponesi e pubblicata sulla rivista scientifica PLOS ONE.
Lo studio ha sottoposto due diversi gruppi di persone a un esperimento. I ricercatori hanno mostrato a ciascun gruppo un video differente filmato da un cameramen:
A questo punto è stato chiesto loro di valutare quale dei due video fosse più lungo. La risposta dei partecipanti è stata quella che gli esperti si aspettavano di ottenere.
Il primo gruppo, quello che aveva visto il video dello spostamento da A a B e da B ad A, aveva avuto la percezione che il filmato riguardante il ritorno durasse meno rispetto a quello riguardante l’andata.
Come si spiega tutto questo?
Sembra che alla base di questa percezione distorta ci sia il modo in cui ricordiamo le esperienze che abbiamo vissuto. In pratica è il sapere che quello che stiamo affrontando è proprio un viaggio di ritorno che ci fa apparire il tragitto più breve.
Il motivo preciso è ancora poco chiaro agli esperti, ma gli psicologi hanno avanzato qualche ipotesi che potrebbe spiegare il fenomeno.
Familiarità. Durante il viaggio di andata la strada che percorriamo è inevitabilmente nuova. Questo ci spinge a concentrarci di più su ciò che vediamo. Al contrario, durante il tragitto di ritorno, abbiamo già preso più familiarità con il percorso e riusciamo a individuare punti di riferimento che ci ritornano, appunto, familiari. La familiarità può farci sentire più al nostro agio e può far sembrare il tempo passato più breve.
Aspettative. Quando siamo in viaggio per raggiungere una destinazione, possiamo essere entusiasti e desiderosi di arrivare. Queste sensazioni possono farci sembrare il viaggio di andata più lungo, mentre nel viaggio di ritorno potremmo sentirci più soddisfatti o rilassati, il che potrebbe rendere il tempo percepito come breve.
Distrazione. Durante il viaggio di ritorno, potremmo essere più distratti o impegnati in altre attività rispetto al viaggio di andata. Ad esempio, potremmo essere occupati a riflettere sulle esperienze fatte durante il viaggio o a iniziare a pensare a cosa fare una volta rientrati a casa. La distrazione può far sembrare che il tempo trascorra più velocemente.
Tuttavia c’è ancora molto da scoprire su questo fenomeno e gli scienziati non sono ancora in grado di stabilire con certezza la validità assoluta delle loro ipotesi a riguardo.
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