Nella lista aggiornata dei luoghi UNESCO 2024 c’è anche il Monastero cristiano di San Ilarione, inserito con procedura d’urgenza. Perchè?
Con una cadenza periodica precisa, il Comitato del patrimonio mondiale UNESCO si riunisce per valutare le candidature dei luoghi che vorrebbero entrare a far parte di questa prestigiosa lista.
Ma oltre alla lista generale del patrimonio dell’umanità ci sono anche altre liste specifiche. Tra queste i luoghi che sono da conservare perché si trovano in contesti in cui la loro sopravvivenza è messa a rischio. E tra questi luoghi per il 2024 è entrato il monastero di San Ilarione. Ma perché è stato necessario attivare la procedura dei luoghi in pericolo? È tutta colpa della guerra.
Entrare nella lista del patrimonio UNESCO significa che vengono attivate, in caso di necessità, alcune procedure per la protezione o la ricostruzione dei luoghi per calamità o evento inaspettato.
Quest’anno però l’ingresso del monastero di San Ilarione ha immediatamente innescato anche il suo inserimento nella lista dei luoghi patrimonio mondiale che sono in pericolo. Il monastero è uno dei siti archeologici più antichi del Medio Oriente. Fondato da San Ilarione, è la comunità monastica più antica di tutta la Terra Santa.
E la zona su cui sorge quello che ora rimane del monastero è stata per lungo tempo anche un nodo di scambio commerciale culturale tra Europa, Asia e Africa. Il suo grande problema è quello di trovarsi nella Striscia di Gaza.
Il monastero risale al 340 e San Ilarione è da molti esperti considerato anche il padre del monachesimo in terra di Palestina. Nella zona in cui è stato individuato ciò che rimane del monastero ci sono in realtà almeno quattro secoli di storia che arrivano indietro fino all’impero romano.
Il monastero è rimasto attivo fino al settimo secolo ed è poi un po’ caduto fuori dal radar della storia a seguito di un terremoto che ha portato i frati a spostarsi altrove. La scoperta recente è avvenuta nel 1999. Ma in questa area non si è mai smesso di parlare con il divino e infatti, per esempio, in una parte della zona individuata come quella appartenente al monastero c’è una moschea.
Addirittura secondo alcuni esploratori dentro la moschea potrebbero trovarsi due colonne provenienti proprio dal monastero (una pratica di riciclo universalmente utilizzata). Al momento, visitare il monastero e l’area archeologica circostante è ovviamente estremamente complicato se non del tutto impossibile a causa della situazione politica della Striscia di Gaza.
Sapere però che un organo internazionale come l’UNESCO ha deciso di inserire questo monastero nella lista dei suoi luoghi protetti è anche un modo per ricordarci quello che c’è non lontano da noi, sia in termini di storia, sia in termini di cultura. Con la speranza che presto inizino quei lavori di messa in sicurezza e di restauro che l’area necessita e che possa essere così visitabile.
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