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Nuova scoperta archeologica, dopo secoli risolto l’enigma degli antichi romani

Sapevi che è stata fatta una nuova scoperta archeologica che ha permesso di capire perché i monumenti romani sono ancora in piedi? Scopriamo di cosa si tratta!

Nuova scoperta archeologica – viaggi.nanopress.it

La ricerca condotta per molti anni dal dipartimento di ingegneria ambientale del MIT di Boston ha permesso di scoprire per quale motivo i monumenti romani ancora oggi sono in piedi, a distanza di duemila anni. Scopriamo cosa conteneva il calcestruzzo romano per durare per tutto questo tempo!

Cosa conteneva il calcestruzzo usato dia romani

Lo studio ha permesso di scoprire che il calcestruzzo usato dai romani per costruire ponti, acquedotti, edifici e mausolei aveva come base la calce viva. E’ proprio questa a consentire al cemento di auto-ripararsi e di diminuire anche le emissioni di anidride carbonica. Ma come funziona?

Calcestruzzo – viaggi.nanopress.it

In pratica, i romani aggiungevano la calce viva alla miscela di calcestruzzo. La reazione della calce viva con l’acqua produce l’effetto di riscaldare il calcestruzzo e forma dei granelli di calce che servono poi al materiale per autoripararsi.

Scoperta archeologica: Il materiale con la calce viva si autorigenera

Con l’aggiunta della calce viva, quindi, il materiale si auto-rigenera. Il motivo è semplice: quando si raffredda il calcestruzzo, la conseguenza è la formazione delle crepe. Queste si formano a causa di pioggia, acqua e umidità che vengono a contatto con il calcestruzzo.

Invece, nel caso del calcestruzzo romano, in cui si sono formati i granelli di calce, quando l’acqua entra in contatto con essi li fa sciogliere e la miscela si riscalda. L’effetto è quello di chiudere le fessure e le crepe che si sono formate.

La rivista Science conferma la validità dello studio

Ad approvare la validità dello studio è la rivista Science Advances. Nella ricerca del professor Masic, pubblicata sulla rivista, viene spiegato il processo del calcestruzzo romano.

Costruzioni romane – viaggi.nanopress.it

Il professore ha sottolineato come al momento della presa i granelli di calce si sono inglobati nel calcestruzzo e si sono sciolti con le infiltrazioni dell’acqua. Lo scioglimento dei granelli di calce ha fornito gli ioni di calcio per riparare le fessure.

Questo spiega la durata degli edifici romani fino ai giorni nostri e offre anche nuovi spunti per il futuro. Sul mercato è già disponibile un tipo di calcestruzzo ispirato a quello utilizzato nel periodo romano. Il suo nome è D-Lime e diminuire le emissioni di anidride carbonica del 20%. Questo nuovo calcestruzzo pare costi la metà di altre tipologie e dura anche il 50% in più.

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