Una notizia assolutamente da brivido, eppure verissima. Sapevate che esiste un libro rilegato con pelle umana? Ebbene sì e si trova all’interno di una importante biblioteca.
Raccontare questa storia potrebbe dare l’illusione di trovarsi nell’incipit di un racconto gotico o horror. L’idea che la copertina di un libro possa essere fatta utilizzando addirittura della pelle umana. Incredibile eppure non impossibile. Questo è quanto è stato scoperto all’interno di una biblioteca importantissima. Scopriamo insieme quale.
Non è la prima volta che gli studiosi si trovano ad affrontare l’argomento della rilegatura di un libro antico. Se in passato però alcuni manoscritti ritenuti degni di attenzione si sono rivelati dei “fake”, questa volta ci troviamo davanti a un caso di autentico utilizzo di pelle umana.
Il manoscritto in questione si chiama “Destinées de l’ame”, scritto nella metà dell’Ottocento da Arsène Houssaye. Ebbene esiste una copia di questo romanzo, la cui copertina è rilegata al 99,9% con epidermide di una donna. A confermarlo sono gli scienziati incaricati dalla biblioteca in cui il manoscritto è stato rinvenuto.
“Destinées de l’ame” è stato rinvenuto in uno dei luoghi più famosi al mondo, ovvero la biblioteca dell’Università di Harvard. Non è nemmeno la prima volta che gli scienziati dell’ateneo si ritrovano a dover analizzare un libro con questa caratteristica. In passato però, reperti di questo tipo si sono poi rivelati rilegati in pelle di pecora.
Ad informare il team di ricerca di tale particolarità è lo stesso curatore del libro, tramite una nota che inizia con un messaggio francamente inquietante: “Un libro sull’anima umana meritava una rilegatura umana“.
La firma è di Ludovic Bouland, amico dell’autore e medico. Il dottore spiega di aver conservato ed utilizzato l’epidermide della schiena di una donna, e racconta che ad un’attenta analisi è possibile ancora scorgere i pori della sua pelle. Bouland specifica nella nota di trovare interessante come la pelle cambi in base ai metodi di preparazione utilizzati.
Addirittura il medico invita a confrontare il lavoro di questa copertina con un altro manoscritto in suo possesso. Questo è invece rilegato con pelle umana mista a spezie. Gli scienziati di Harvard hanno rivelato che l’epidermide utilizzata apparteneva ad una donna presumibilmente deceduta in seguito ad ictus o infarto. Nessuno pare avesse reclamato il suo cadavere.
Naturalmente l’idea di utilizzare resti umani per rilegare dei libri è molto macabra. È importante però ricordare che all’epoca in cui Bouland è vissuto, si trattava di una pratica non ritenuta illegale. Questo perché nell’ambito della disciplina medica non vi era ancora una regolamentazione circa il trattamento dei cadaveri.
Insomma, in quegli anni l’utilizzo dei corpi per autopsie e studi vari era considerato se non normale, sicuramente non scandaloso. L’utilizzo di epidermide umana per la rilegatura dei libri ha anche un suo campo di studi.
Si chiama “Bibliopegia Antropodermica”, e la sua massima applicazione risale al XVII secolo e poi gradualmente abbandonata. Ne parla anche la studiosa Megan Rosenbloom.
Specialista in libri rari e bibliotecaria presso l’Università Ucla, Rosenbloom è autrice del saggio “Dark Archives: a librarian’s investigation into the science and history of books bound in human skin”. Secondo l’autrice, nel mondo esisterebbero almeno altri 50 manoscritti rilegati in questa maniera.
Ne siamo venuti a conoscenza relativamente da pochi anni, grazie all’intervento di complessi esami del Dna che permettono di individuare la pelle umana su questi reperti. E tutti sarebbero rilegati da medici e scienziati. Nella stesura del suo saggio, Rosenbloom ha potuto intervistare medici, collezionisti e storici.
All’interno del libro, molte storie di come si arrivasse alla scelta di trattare la pelle umana in questa maniera. Una è quella di un dottore di Philadelphia, che scoprendo un virus grazie all’autopsia di una donna, decise di conservarne una parte di epidermide e successivamente utilizzarla per la rilegatura di una sua pubblicazione. Lo ritenne addirittura un omaggio, considerata l’entità della scoperta fatta.
“Destinées de l’ame” ad Harvard, non è l’unico esemplare rilegato in questa maniera da Ludovic Bouland. Nella biblioteca Wellcome di Londra ne è conservato anche un altro.
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