Leonardo da Vinci: hanno ritrovato dopo secoli e secoli un antico ed importante documento, che potrebbe cambiare tutto. Ecco di cosa si tratta.
Il Codice Atlantico è la più celebre raccolta di disegni e scritti di Leonardo Da Vinci. Nel corso degli ultimi anni, però, è stato oggetto di attente analisi, tese a capire in particolare l’origine delle macchie nere comparse sul passepartout moderno che va a raccogliere i fogli originali. La risposta potrebbe ora essere sul punto di arrivare, grazie all’analisi condotta dai ricercatori del Politecnico di Milano sul foglio contrassegnato dal numero 843. Andiamo a vedere perché.
Lo studio dell’ateneo milanese sul Codice Atlantico lo hanno pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Condotto da un gruppo interdisciplinare condotto da Lucia Toniolo, professoressa di Scienza e Tecnologia dei Materiali, ha visto l’utilizzo di tecniche non invasive o micro-invasive reputate ideali per non apportare alcun genere di danneggiamento al documento in esame. Iniziato nel 2021, all’interno di un progetto pilota su tre dei disegni che compongono la collezione, è stato finanziato dal Fondo Italiano di Investimento.
Il progetto ha in pratica indagato le cause della formazione di macchie nere sul passepartout, in particolare su 210 fogli, a partire da quello numero 600. Una formazione che ha naturalmente destato grande preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
Nel corso del 2009 hanno effettuato un primo intervento per la sfascicolazione, cui è ora seguito il lavoro di indagine dell’ateneo milanese. In particolare, hanno condotto i lavori per cercare di capire perché si siano formate particelle di metacinabro.
Le ipotesi formulate al termine del lavoro affermano che la presenza di mercurio potrebbe essere conseguente all’aggiunta di un sale antivegetativo all’interno della miscela di colla che era stata usata durante il restauro condotto dal Laboratorio del Libro Antico dell’Abbazia di Grottaferrata tra il 1962 e il 1972 applicata solo in alcune zone del pacchetto di carta del passepartout, con lo scopo di garantire l’adesione e prevenire attacchi microbiologici al Codice.
Per quanto concerne invece la presenza di zolfo, l’ipotesi è che sia un pesante lascito dell’inquinamento atmosferico. Da sempre molto elevato nel capoluogo lombardo, oppure alla presenza di additivi nella colla. Proprio essi, con il trascorrere del tempo, avrebbero reagito al contatto con i sali di mercurio, conducendo infine alla formazione delle particelle di metacinabro, cui sono imputabili le macchie nere.
Da sottolineare anche il fatto che a partire dal 1997 il Codice Atlantico è oggetto di conservazione all’interno di un ambiente caratterizzato dallo stretto controllo del microclima, con standard approntati proprio al fine di conservare al meglio la carta. Un accorgimento rivelatosi inutile proprio a causa del restauro condotto a Grottaferrata.
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