L’albero più antico d’Europa è custodito all’interno di uno dei parci regionali italiani più interessanti del nostro Paese. Di recente è stato oggetto di nuovi studi che hanno confermato la sua grande importanza.
Gli alberi sono gli esseri viventi più antichi sul pianeta Terra. Studiando alcuni di essi infatti possiamo risalire a importantissime informazioni per quanto riguarda la nostra storia e quella del mondo intero.
Calcolare la loro età è un’impresa difficile, tuttavia gli esperti hanno stilato una classifica degli alberi più vecchi del mondo.
Per quanto riguarda il nostro Continente, il più antico si trova proprio in Italia.
Si chiama Castagno dei Cento Cavalli, si trova a Sant’Alfio nel catanese ed è l’albero più antico d’Europa. Si trova all’interno del Parco dell’Etna e la sua età si aggirerebbe tra i 2.000 e i 4.000 anni.
Il nome di questo inno alla magnificenza della natura, alto 22 metri e con un tronco di 22 metri di circonferenza, si trova all’interno della lista dei Guinness World Record. Dal 2008 è affiancato alla nomina di Monumento Messaggero di Pace dell’Unesco.
Il Castagno dei Cento Cavalli ha da sempre affascinato chiunque. Basti pensare che persino Jean Pierre Houel ne rimase stupefatto durante il suo viaggio in Sicilia, tanto da immortalarlo in una sua opera datata tra il 1776 e il 1779 conservata al museo del Louvre di Parigi.
Di recente uno studio condotto dal Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea è riuscito a ricalcolare l’età del Castagno il quale sembrerebbe avere circa 2200 anni.
Da tempo i ricercatori erano dubbiosi sul fatto che i tre tronchi principali che sorreggono la gigantesca chioma potessero essere stati originati dalla stessa ceppaia.
I risultati hanno dimostrato una volta per tutte che i tre tronchi sono identici tra loro dal punto di vista genetico e che quindi sono nati dallo stesso seme e appartengono alla stessa pianta.
Per calcolare l’età approssimativa, i ricercatori hanno tenuto conto del tasso di accrescimento del fusto che dopo i primi 30 anni corrisponde a 0,004 metri l’anno. La datazione che ne è venuta fuori, tramite gli appositi calcoli, è di circa 2200 anni.
A sostenere la tesi sono anche le documentazioni storiche che dimostrano come già nel 1594 il castagno fosse gigantesco.
Ma gli studi sul Castagno dei Cento Cavalli non si sono fermati alla sua datazione.
I ricercatori hanno infatti anche applicato il metodo Kasp, una tecnica di analisi del Dna piuttosto accurata ideata nel 2010. É proprio con questo metodo che si è riusciti ad arrivare alla conclusione che tutte le parti che compongono l’albero appartengono alla stessa pianta.
Gli esperti spiegano che un albero così grande nel corso della sua vita può presentare alcune mutazioni genetiche spontanee. A differenza di molti alberi millenari, il Castagno dei Cento Cavalli invece possiede una stabilità genetica elevatissima e non presenta nessun tipo di mutazioni.
Ecco perché quest’albero monumentale, oltre a essere una preziosa testimonianza della vita sulla Terra, è anche un importante modello biologico da studiare per comprendere meglio i meccanismi di protezione del Dna di una specie.
Inoltre il suo studio potrebbe portare alla realizzazione di una banca dati delle genetiche impronte delle cultivar di castagno, utile per lo sviluppo genetico e l’ottenimento di varietà che resistono alle malattie più diffuse del castagno, agli stress idrici e agli eventi climatici estremi.
La storia del Castagno dei Cento Cavalli è legata a una leggenda popolare del catanese.
Si dice che una regina con i suoi cento cavalieri siano stati colti da un terribile temporale durante una battuta di caccia. Il gruppo si trovava nei pressi del castagno e così avrebbe deciso di cercare riparo sotto la maestosa chioma dell’albero, tanto grande da proteggere tutti e cento i cavalli della regina.
Secondo la leggenda, la regina avrebbe trascorso tutta la notte in compagnia dei suoi cavalieri sotto le fronde del castagno.
Sull’identità della regina in questione ci sarebbero varie ipotesi. Per alcuni si tratterebbe di Giovanna d’Aragona, per altri dell’imperatrice Isabella d’Inghilterra, per altri ancora di Giovanna I d’Angiò alla cui figura è legata l’insurrezione del Vespro.
C’è da dire però che quest’ultima, secondo le documentazioni, in realtà non arrivò mai in Sicilia. Fu comunque scelta come protagonista della storia per la sua nota dissolutezza in fatto di relazioni amorose.
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