La scalinata più lunga d’Italia e del mondo custodisce una storia vecchia più di mezzo secolo. Ad essa è anche legata una romantica leggenda.
Lo scrittore e viaggiatore triestino Paolo Rumiz ha descritto questa scalinata “lunga come il purgatorio” e “scura come il temporale”, e ancora “una delle opere più fantastiche delle Alpi”.
La scala di cui parla Rumiz è Calà del Sasso, un magnifico percorso in mezzo al bosco che collega il comune di Valstagna alla piccola frazione di Sasso di Asiago, nell’Altopiano dei Sette Comuni.
Percorrere questa scalinata, gradino dopo gradino, è un po’ come tornare indietro nel tempo. Sì, perché il lungo sentiero a gradoni di Calà del Sasso risale al XV secolo circa, quando il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti promosse la costruzione di una scalinata scavata nella roccia.
Lo scopo? Trasportare con più facilità legname e tronchi d’albero da Sasso fino al canale del Brenta per poi far sbarcare il materiale verso l’Arsenale di Venezia così da costruirne la flotta navale.
In particolare erano molto richiesti gli abeti, alti fino a 90 metri, utilizzati per gli alberi delle navi; i larici per il fasciame e il faggio per i remi.
La scalinata – la più lunga d’Italia, ma anche tra le più lunghe al mondo (2,5 chilometri di gradini) – è costituita da ben 4444 scalini in pietra scavati direttamente nella roccia, affiancati da un cunettone sul quale venivano fatti scivolare i tronchi e il legname da trasportare.
La Calà, che veniva utilizzata in discesa (da questo prende infatti il suo nome), fu costruita in modo tale da facilitare lo scivolamento dei tronchi a valle. Servivano fino a 10 uomini per sistemare un grosso tronco e farlo scendere giù, su un fondo scivolosissimo per via dell’umidità e spesso pericoloso.
Sia uomini sia donne erano soliti percorrere il sentiero anche due volte al giorno, non solo per trasportare il legname, ma anche per portare giù erbe, frutti e latte, e salire su pasta, farina, riso e sale.
Grazie alla costruzione di Calà del Sasso l’economia di Sasso e di Valstagna poté prosperare e per più di 500 anni tutte le persone che abitarono quelle terre ne beneficiarono.
Oggi la scalinata è un ambito itinerario escursionistico per molti camminatori che vogliono provare l’emozione di compiere questo balzo indietro nel tempo e ripercorrere i gradoni che per più di mezzo secolo hanno visto la storia di questi due paesi scorrere.
Alcuni degli scalini sono danneggiati o addirittura scomparsi, ecco perché bisogna sempre prestare attenzione una volta deciso di percorrere la Calà.
Il sentiero, che parte da Lebo di Valstagna e arriva alla chiesa di Sasso di Asiago, è percorribile tutto l’anno anche se è sconsigliato avventurarsi in inverno. Le piogge e le nevicate infatti rendono i gradini scivolosi e molto pericolosi.
Si tratta di un cammino di media difficoltà con un dislivello di circa 700 metri e una pendenza media che raggiunge in alcuni punti il 40%.
Calà del Sasso è anche luogo di una romantica leggenda. Si dice che nel 1638 una donna incinta chiamata Loretta fu colpita dalla peste. Il suo innamorato, Niccolò, scese quindi la Calà per andare alla ricerca di un medico e delle cure per salvare la sua amata.
Non vedendolo tornare una volta arrivata la sera, gli abitanti di Sasso andarono alla ricerca del giovane. E lo trovarono sulla via del ritorno. Niccolò era infatti in compagnia dei valstagnesi che lo stavano riaccompagnando a casa e che gli avevano procurato la cura per Loretta, la quale si salvò.
Da allora si dice che se due innamorati percorrono insieme Calà del Sasso staranno insieme per sempre.
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