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Chefchaouen, la città blu del Marocco, si trova nella regione di Tangeri-Tétouan, ai piedi delle montagne del Rif. E’ un luogo surreale, una bolla di colore che stranamente è rimasta fuori dalle principali rotte turistiche. Chefchaouen, dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, con le sue case e le sue strade interamente dipinte di azzurro, è il paradiso dei fotografi e dei fumatori di hashish, poiché qui se ne produce il 40% del quantitativo mondiale.
La città fu fondata nel 1471. Originariamente la sua popolazione era composta da esiliati andalusi, sia musulmani che ebrei, motivo per cui la parte antica della città ricorda lo stile tipico dei paesi andalusi. Chefchaouen si trova ai piedi del Rif, la parte più antica si estende verso la zona più alta della montagna, fino alle sorgenti del fiume Ras al-Ma. La città blu cobalto, per diversi secoli, è stata considerata sacra, per questo era proibito l’ingresso agli stranieri. In seguito fu liberata dalle truppe spagnole, che presero il controllo della zona nord del Marocco. Chefchaouen divenne una delle principali basi dell’esercito spagnolo, la bandiera fu issata nel 1956. In ragione di questa dominazione, la gente, qui, parla solitamente lo spagnolo.
Sono milioni i turisti che ogni anno visitano il Marocco, tuttavia la maggior parte di essi si riversa nelle classiche città imperiali di Fes, Meknes, Rabat e Marrakech, nelle dune del deserto, oppure a Essaouira, la pittoresca cittadina bagnata dalle onde dell’Oceano Atlantico.
Soltanto i più curiosi si avventurano fuori dalle tradizionali rotte turistiche, pochi dunque arrivano a scoprire la città blu cobalto abbarbicata sulle pendici del Rif.
Mai come nel caso di Chefchaouen, è difficile stabilire cosa sia più importante visitare: il dedalo di vicoli lunghi e strettissimi della Kasbah, le costruzioni della città vecchia, la medina e il centro della città con la piazza di Uta al-Hamman, tutto è rigorosamente dipinto con un azzurro così intenso, da dare l’idea di un paese liquido, in cui l’acqua scorre implacabile lungo i vicoli e giù, per le ripide scalinate. Per conoscere realmente Chefchaouen, l’unica cosa da fare è vagare senza meta, guidati soltanto dal proprio istinto per il bello.
L’ambientazione è così suggestiva che è impossibile rinunciare a scattare delle foto, non per nulla chi visita la città blu, o è un fotografo o è un fumatore di hashish.
Sì perché, come accennato prima, Chefchaouen è tra i primi produttori al mondo di questa sostanza proibita. Qui la vita è facile per i fumatori incalliti: ‘Se vuoi fumare a Chefchaouen e non riesci a trovare il fumo, vuol dire che hai fumato troppo’.
Il kif (la cannabis) cresce rigoglioso nel nord del Marocco, grazie alla presenza di un clima ideale per questo tipo di coltivazione. L’hashish prodotto in queste valli è considerato uno dei migliori al mondo. La massiccia produzione di quest’area geografica comporta anche l’occupazione di circa ottocentomila persone. Gli abitanti del Rif infatti, hanno coltivato e fumato hashish per secoli. Oggi, la coltivazione di cannabis è illegale in tutto il Marocco, fatta eccezione per questa zona, in cui la coltivazione è lecita, mentre il trasporto e il commercio sono illegali. Un’apparente illogicità, che in realtà nasconde la volontà di salvaguardare la sussistenza di centinaia di migliaia di poveri contadini.
Se volete addentrarvi nel mondo della coltivazione, lavorazione e vendita di questo insolito prodotto locale, non temete, per le vie di Chefchaouen si aggirano moltissime guide turistiche improvvisate, disposte a mostrarvi tutti i segreti della città blu. Non dovrete nemmeno cercarle, sembra che sappiano leggere nella mente, nei vostri occhi perduti sapranno cogliere la vostra necessità di una guida…
Scoprite Chefchaouen, la gemma azzurra del Rif, paradiso del kif, nella fotogallery che trovate qui sopra… e buon viaggio!
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