I cambiamenti climatici stanno mietendo ‘vittime’ e tra gli altri stanno facendo scomparire i ghiacciai. Per questo è nato il primo cimitero dei ghiacciai, per ricordare quelli estinti e non dimenticare di prenderci cura di quelli che, senza un’azione risolutiva, rischiano eguale sorte.
Sono i ricercatori della Rice University del Texas ad aver dato concretezza al progetto che ha visto l’inaugurazione, solo qualche giorno fa, della necropoli, con tanto di lapide assegnata a ciascun ‘defunto’ rigorosamente realizzata con il ghiaccio, situata sulla penisola di Seltjarnarnes, vicino a Reykjavík, nel quale simbolicamente riposano i ghiacciai scomparsi.
Tutto questo mentre è stato anche creato un database, Global Glacier Casualty List, nel quale vengono riportati i ghiacciai estinti e quelli che sono a rischio, in tutto il mondo. Al momento il bilancio è già pesante, visto che se ne contano decine venuti meno e in ogni parte del pianeta. Uno strumento che intende prestare attenzione alle conseguenze che il cambiamento climatico sta infliggendo anche ai ghiacciai.
Attualmente sono 15 i ghiacciai scomparsi e le lapidi in ghiaccio allestite nel cimitero islandese sono state realizzate dallo scultore locale, Ottò Magnùsson. La scelta del materiale è voluta. L’utilizzo del ghiaccio sul quale riportare i nomi dei ghiacciai andati perduti è a testimonianza della fragilità di queste preziose realtà che se non adeguatamente tutelate rischiano di non esserci più.
La scelta della località nella quale realizzare il cimitero non è stata casuale, visto che proprio l’Islanda ha visto venir meno il suo Okjökull, nel 2019, infatti, quest’ultimo ha perso il titolo di ghiacciaio. Ma le conseguenze di quest’annientamento dei ghiacciai rischia di avere ripercussioni gravissime anche sui tanti animali che li abitano.
È, infatti, in pericolo la sopravvivenza di diverse specie animali, tra le quali: foche, balene e orsi polari, i quali, oltretutto sono costretti a fare i conti anche con una disponibilità di cibo che va via via esaurendosi. Se il ghiaccio diminuisce, aumenta la penetrazione di luce nei fondali e si modificano le condizioni dello zooplancton che è alla base della catena alimentare marina.
In realtà ancora non è dato sapere con esattezza quali sono le conseguenze che questi cambiamenti comporteranno, salvo una sostanziale modifica delle condizioni di vita. Ma per meglio monitorare questo fenomeno nell’Artico i ricercatori hanno posizionato nel 2020 un osservatorio autonomo per cercare di costruire anche i possibili scenari che si proporranno in futuro e sensibilizzare a interventi tempestivi per mitigare il cambiamento climatico.
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