Il crollo delle mura a Pompei ha provocato la morte di questi due uomini mentre fuggivano dalla furia del Vesuvio. Una nuova scoperta mostra come nel 79 d.C. non fu solo la corrente piroclastica ad aver causato la morte degli abitanti di questa città.
É il 79 d.C. All’improvviso Pompei assiste alla più distruttiva e terribile eruzione del Vesuvio, destinata a rimanere nella storia e a essere ricordata in eterno.
In un istante la città si ritrova immersa da cenere e lapilli, e gran parte della popolazione viene letteralmente inghiottita dalle correnti piroclastiche che hanno distrutto per sempre Pompei.
Oggi, a distanza di secoli, si parla ancora di quell’immane catastrofe grazie anche ai nuovi ritrovamenti che vengono fuori dalla terra protetta dal Parco Archeologico di Pompei.
L’ultima scoperta avvenuta nel Parco Archeologico di Pompei racconta una storia un po’ diversa da quella che ci si aspetta e che siamo soliti leggere. Il ritrovamento è avvenuto durante alcuni lavori di messa in sicurezza nell’insula dei Casti Amanti.
Si tratta di un ambiente che prende questo nome dalle decorazioni che raffigurano banchetti ambientati in diversi momenti dell’anno. Uno di questi, quello estivo, immortala due amanti che si scambiano un bacio.
Nelle aree dell’Insula, gli esperti si sono imbattuti in due scheletri risalenti al 79 d.C., anno della terribile eruzione del Vesuvio che segnò la fine di Pompei. I resti delle vittime si trovavano sotto le macerie di un muro crollato molto probabilmente prima dell’arrivo della nube di ceneri che ha seppellito la città.
I due individui quindi non sarebbero morti per le correnti di cenere e gas che hanno investito ogni cosa, ma avrebbero perso la vita durante un tentativo di fuga quando nel frattempo, come se non bastasse, un terremoto scuoteva la terra.
L’inferno e il subbuglio di quella giornata spaventosa può solo essere immaginato e ricostruito grazie anche ai ritrovamenti delle vittime nel corso degli anni e delle numerose campagne di scavo.
I due scheletri recentemente ritrovati secondo le prime analisi – pubblicate nell’E-journal degli scavi di Pompei – appartenevano a due uomini di circa 50 anni ciascuno. I resti si trovavano posizionati di fianco, in una zona di servizio della casa dove avevano cercato di trovare ripario dalla furia della natura, senza successo.
La sala era molto probabilmente una cucina temporaneamente fuori uso per via di lavori di ristrutturazione. A confermare questa tesi sono alcune tracce di calce che sarebbe servita per procedere con delle riparazioni.
La morte dei due uomini, da quanto è emerso dagli studi, è da collegare al crollo di alcune parti della casa, rivelatosi fatale. Insieme agli scheletri, i ricercatori hanno rinvenuto anche un involto di stoffa. Al suo interno erano nascoste monete in bronzo e in argento e alcuni vaghi di collana in pasta vitrea.
Nella sala dove giacevano le vittime invece si trovavano anche anfore, ciotole, brocche e vasi sepolti sotto un cumulo incredibile di macerie. Il grande accumulo di rovine indica la forza inimmaginabile di quel terremoto che ha staccato letteralmente una parte della parete.
Questa nuova scoperta quindi fa ancora più luce sugli attimi spaventosi di quel terribile giorno nel quale Pompei dovette fare i conti con la forza distruttiva della natura che proprio allora decise di esplodere tra terremoti ed eruzioni terrificanti.
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