Un’importante scoperta in Egitto porta alla luce delle antiche tombe. Scopriamo insieme dove e cosa nascondevano al loro interno.
Un periodo davvero eccitante quello attuale, per le scoperte archeologiche in terra egiziana. Molto fermento già da diversi mesi dato dall’individuazione dentro la piramide di Cheope, di un misterioso tunnel tutto da indagare. Queste zone sono ormai degli autentici cantieri a cielo aperto, scavi in corso da mesi, che spesso rivelano nuovi ritrovamenti. Come quello di alcune tombe, dal contenuto davvero molto importante. Vediamo di che si tratta.
Questo 2023 assai ricco di avvenimenti in ambito archeologico in tutto il pianeta, continua a regalare aggiornamenti ora con questa importante scoperta in Egitto. Ci troviamo precisamente nella zona di Meir.
Meir è un villaggio vicinissimo all’antica città di El Qusiya (Cusae) e sede della omonima Necropoli. Qui si trovano le tombe dei Nomarchi e dei sarcedoti di Cusae. Luogo anche di culto per la venerazione del Dio Hathor, le cui tracce sono visibili soprattutto nelle iscrizioni sui muri delle tombe scavate nella roccia.
Le tombe di Meir risalgono alla VI-XII dinastia e furono un importante luogo di sepoltura. All’interno di questa vasta area negli anni di ricerche vi sono state rintracciate ben 75 tombe con decorazioni interne. Innumerevoli altre pero sono state purtroppo saccheggiate o danneggiate nel corso degli anni.
Sotto la principale tomba scavata nella roccia si trova un cimitero dedicato ai membri della città che non erano Nomarchi. In questa zona, considerata più popolare non sono stati compiuti ulteriori scavi.
Chi erano i Nomarchi? Nient’altro che figure istituzionali con funzione di governatore provinciale nell’Antico Egitto. Anticamente il paese era infatti diviso in 42 province chiamate indicate come “Nòmi”. Ciascuna sotto l’egida di un nomarca incaricato. Famosi nella storia sono Sabu, Metyen e Jui.
Ora la città di Meir torna prepotentemente sulla scena grazie al ritrovamento di alcune tombe. Fondamentale ritrovamento per i reperti rinvenuti al suo interno.
Lo annuncia con gioia Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità egiziane. Waziri pone l’accento su quanto questo ritrovamento elevi l’importanza del sito archeologico, conosciuto appunto per reperti collocabili all’Antico Regno.
Gli scavi vanno avanti da diverso tempo coordinati da Adel Okasha, a capo del Dipartimento Antichità del Medio Egitto. Il primo ritrovamento riguarda dei resti di edifici risalenti ad epoca copta.
Si tratta di un periodo storico che comprende il momento della diffusione del Cristianesimo in Egitto, quindi più o meno dal 313, data dell’Editto di Costantino. Fino al 641, momento della conquista da parte degli arabi.
Il nome copto è di origine musulmana. Indicava i discendenti degli Egizi del periodo faraonico. Di questo periodo ad oggi abbiamo diverse testimonianze artistiche. Principalmente tessuti, come abiti da cerimonia, tuniche. Ma anche ceramiche dipinte e seppur più rare, pitture in stucco, come quella dell’oasi di El-Kharga e quelle di Bawit.
Tornando alle tombe, si tratta di un impianto definito “monastico”. Principalmente dunque delle celle che venivano utilizzare dai monaci. Queste stanze pare si aprissero poi su una sorte di corte. Non solo, perché sembra ci fossero altri locali utilizzati come biblioteca.
Ipotesi questa, formulata in base ai ritrovamenti interni: alcune mensole dove si presume si riponessero antichi manoscritti. Una seconda ipotesi ritiene invece fosse un deposito per alimenti. In questa zona però il reperto più importante è un altro.
Si tratta di una iscrizione di otto righe recante una preghiera a Dio, scritta in lingua copta. Gli archeologi l’hanno identificata su una parete, dipinta mediante utilizzo di inchiostro di colore nero.
Il secondo ritrovamento è avvenuto nella parte inferiore della zona ed è ritenuto quello più antico. Si tratta principalmente di tombe di Epoca Tarda. Qui la situazione è differente, si tratta di reperti più antichi.
Il problema purtroppo è il loro pessimo stato di conservazione rispetto alla zona copta. Nonostante questo, all’interno sono stati rilevati alcuni sarcofagi in legno, comprensivi di corredo.
Uno di questi conteneva presumibilmente un corpo femminile, col volto coperto da una maschera. Accanto il team ha recuperato diversi vasi in ceramica, delle perline, alcuni specchi in rame e anche delle conchiglie.
Gli scavi ora proseguiranno per recuperare e catalogare tutto il materiale rinvenuto, utile a porre un ulteriore tassello sulla storia dell’antica Meir.
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