Un luogo avvolto da misteri e simboli esoterici, strane statue e raffigurazioni, un parco da visitare qui, nel nostro Paese.
Nella regione Umbria c’è un posto molto particolare. Appartiene ad un privato, ma è aperto alle visite tramite il pagamento di un biglietto. Si chiama Scarzuola, ed è una città esoterica progettata e realizzata nel parco di un ex convento francescano, da Tomaso Buzzi.
Un’atmosfera unica, magica e misteriosa aleggia tutto intorno alla zona. Il percorso è costellato di simboli esoterici e di passaggi segreti. L’opera è intrisa di significati che paiono cercare di svelare il segreto della vita e della morte.
Probabilmente quando Buzzi vide il posto, nel 1957, era in stato di abbandono da decenni, ma la sorgente, ritenuta taumaturgica, attirava ancora i pellegrini. Preservò la chiesa ed il chiostro come luoghi di culto e creò la sua abitazione nel monastero.
All’interno del Parco realizzò la propria città, il suo sogno ad occhi aperti. La pietra che diventava viva assumeva significati sempre più complessi e reconditi. Era ricca di metafore, colpi di genio, allusioni e segreti. Buzzi ci lavorò 20 anni, dal 1958 al 1978, morì nel 1981, lasciandola incompiuta.
Oggi Marco Solari, un pronipote, si occupa di accompagnare i visitatori tra le sue opere che portano alla ricerca di sé stessi. Ecco che inizialmente c’è una porta di legno che in origine chiudeva la cella di un frate ignoto.
Ha un’effige datata 1738, che ritrae un giullare, ma si tratta di S. Francesco, nudo che regge una coppa di vino. Il significato è emblematico perché i seguaci francescani erano appellati come giullari di Dio, quali poeti laudensi.
Il ritratto era di certo sfuggito alla censura bigotta. Passando oltre si trovano altre interessanti opere, come il ninfeo degli Antenati, la nicchia con la sorgente, che secondo la tradizione, fu fatta scaturire da S. Francesco.
Poi ancora il leone nella fontana, sormontato da una clessidra. Ma la città Buzziana deve ancora apparire e per entrare ci sono tre varchi, ma quale scegliere? Il primo è Gloria Dei, che conduce alla chiesa e al convento per cui fa tornare indietro.
Il secondo è Mater Amoris che porta al vascello di Polifilo ed alla vittoria. Infine il terzo è la Gloria Mundi che non porta a nulla, fa girare su se stessi per dimostrare che cos’è la vanità delle cose terrene.
È Solari che guida il gruppo verso la direzione giusta, ed ecco che compaiono il Teatrum Mundi all’aperto ed il Teatro dell’Arnia. Le pareti di questo sono ricoperte con decori dorati raffiguranti api, stelle e celle esagonali di alveare. Simboli massonici ed esoterici che danno al luogo quel giusto mistero che lo rendono unico.
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