Istituito nel 2016 ed in poco tempo diventato una tappa amatissima da migliaia di escursionisti: scopriamo Il Grande Cammino. Un percorso che lungo 216 chilometri vi porta a contatto con la natura.
Le bellezze naturalistiche della nostra Italia sono molte e variegate. In diverse regioni esistono autentici paradisi verdi che val la pena scoprire o riscoprire. Per alcuni di questi fortunatamente esistono dei veri e propri percorsi, che attraverso diverse tappe ne consentono un’esplorazione approfondita. Andiamo alla scoperta di questo cammino che attraversa due regioni, percorribile in almeno 5 giorni e recentemente arricchito con delle novità.
Il mese di aprile è senza dubbio il periodo più adatto per lanciarsi alla scoperta di questo itinerario avventuroso. Istituito nel 2015 ed ufficializzato nel 2016, è un percorso ad anello, cioè parte da un punto, si snoda attraverso alcune tappe per tornare poi al luogo di partenza.
Ci riferiamo al suggestivo Cammino dei Briganti, un sentiero a lunga percorrenza, che inizia da Sante Marie, piccolo comune abruzzese in provincia de L’Aquila, e che nella sua iniziale estensione si snodava per circa 100 chilometri, toccando 7 tappe. Praticamente un viaggio in quelle porzioni note come Marsica e Cicolano.
Un itinerario nato inizialmente in forma spontanea e poi riconosciuto dalle istituzioni ed ufficializzato solo dopo un anno dalla comparsa dei primi podisti avventuratisi alla sua scoperta. Oggi infatti, come molti altri celebri percorsi è dotato di guida e sito web ufficiale e anche del simbolico “salvacondotto”, una sorta di passaporto di viaggio che viene timbrato man mano che si attraversano i territori che lo compongono.
E quali sono le tappe ufficiali? Da Sante Marie si attraversa Santo Stefano, Nesce e Cartore, Rosciolo dei Marsi e Le Crete, ognuna di queste zone con alcune località intermedie all’interno. Esiste anche una tappa opzionale che prevede il passaggio al lago montano della Duchessa, in provincia di Rieti.
Il suggestivo nome è un omaggio ai briganti della Banda di Cartore, che in fuga dai sabaudi attraversarono le regioni di Abruzzo e Lazio passando per i territori di Sirente e del Parco del Velino.
La segnaletica ufficiale è bianca e rossa. La caratteristica più interessante è l’assoluta libertà di percorribilità. Innanzitutto relativa alla quantità di tempo che si desidera impiegare. I podisti esperti dichiarano sia possibile in 5 giorni, ma il sito ufficiale consiglia di articolarlo in 7. Come molti itinerari che prevedono molte tappe, può essere affrontato adattandosi alla vita in tenda o affidandosi a diverse strutture ricettive.
Quello che è importante sapere e che i fondatori del Grande Cammino dei Briganti sottolineano, è che sicuramente è un’esperienza affrontabile solo da chi ha una minima preparazione atletica. La bellezza di questa avventura è anche la sua più grande difficoltà: un’immersione nella natura più incontaminata e selvaggia. Si sottolinea la sostanziale differenza con l’esperienza della Via Francigena: qui troverete percorsi impervi, dislivelli in salita ed in discesa, incontri con gruppi di animali.
La bella novità è che si è arricchito da poco di altri chilometri di itinerario.
Presentato da poco dal suo promotore Luca Giannotti, il nuovo Cammino dei Briganti raddoppia. Significa che dai poco più di 100 chilometri previsti in origine, ora arriverà fino a 216, ma con una sostanziale novità.
I camminatori potranno scegliere di fare questa esperienza in mountain bike! Nulla cambia nelle tappe originarie, ma con l’itinerario pensato per i ciclisti si visiterà la zona dei Monti Simbruini, Massa D’Albe e i tratti del Cicolano. Da dove partire? I punti di inizio sono tre: Magliano de’ Marsi, Sante Marie o Sant’Elpidio di Pescorocchiano.
Anche in questo caso si sottolinea quanto l’esperienza sia riservata a ciclisti esperti. Il percorso è già stato dotato di segnaletica, sono pronti ad essere consegnati i salvacondotti e ogni 40 chilometri verrà posto il timbro. Importantissimo: lungo il percorso i “pellegrini” potranno contare sulla presenza di ciclofficine qualora avessero necessità di un pit-stop per il loro mezzo.
In questo modo si dovrebbe arrivare a destinazione in circa 4 o 5 giorni.
Non solo natura, perché lungo il percorso, sia il nuovo ciclabile, sia quello originale, si toccano diversi piccoli borghi che è un piacere visitare ed antichi resti archeologici di epoca romana.
Il periodo migliore? Non c’è una vera e propria stagione ideale perché è un’esperienza da valutare secondo la propria preparazione e le diverse esigenze. Diciamo che la scelta cambia in base alle tappe che si vogliono affrontare. Qualora si volesse aggiungere il lago della Duchessa, l’inverno potrebbe rappresentare un momento ostico con strade ghiacciate ed eventuali nevicate. Si tratta infatti della tappa più difficile, con una salita fino a 1300 metri.
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