Il Decumano Massimo di Ercolano, la strada più importante dell’antica città, riapre al pubblico dopo circa venti anni di lavori. Il restauro, a lungo atteso, è stato possibile grazie ad una sinergia tra pubblico e privato, che si sta rivelando la strada migliore da percorrere per un settore con poche risorse come quello dell’archeologia.
Se qualche mese fa la Campania era finita sotto i riflettori per i ripetuti crolli avvenuti a Pompei, finalmente arriva una buona notizia per tutto il comparto turistico della regione. Infatti, da quando nel 2000 è nato l’Herculaneum Conservation Project, una collaborazione tra la Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Napoli e il Packard Humanities Institute, Ercolano non rischia nessun crollo, anzi sta tornando all’antico splendore.
Per il recupero del sito archeologico è stato fondamentale l’apporto di una coppia di mecenati americani, David Woodley e Pam Packard, della famiglia cofondatrice della multinazionale Hewlett-Packard, che finora hanno investito 15 milioni di euro. Da lodare soprattutto la volontà di non andare alla scoperta di nuove domus, ma di procedere alla conservazione di quelle già esistenti, proprio come si auspica per Pompei.
Non a caso, dopo il cedimento della Schola Armatorum e il crollo di un muro nel giardino della casa del Moralista, c’è stato a Pompei un sopralluogo di alcuni rappresentanti dell’Unesco per controllare lo stato del sito archeologico. E proprio nelle ultime ore, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan, ha affermato che: “Può essere che anche domani, a Pompei, ci sia un altro crollo. L’importante è metterci tutte le energie e le risorse per evitarlo, facendolo con tutta la tenacia possibile”.
Per il momento non sappiamo che fine farà Pompei, ma possiamo dire che Ercolano è finalmente al sicuro. Pensate che negli ultimi dieci anni è nato un nuovo catasto urbano e dai 1304 ambienti censiti al 2006 siamo arrivati a 1852 fino ad oggi. Inoltre, è stata realizzata una mappatura di tutti gli ambienti che presentano infiltrazioni d’acqua o pitture scrostate sulle pareti. In questo modo è possibile programmare gli interventi più urgenti e soprattutto consolidare con calce per evitare i crolli. Senza contare che già l’80 per cento dei tetti degli edifici è dotato di copertura, grazie a un lavoro di manutenzione scrupoloso.
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