Migliaia di reperti trovati nella palude: come sono finiti lì? Il mistero di questi resti potrebbe rivelare sviluppi inquietanti.
Esistono molti resti umani tramandati da un passato molto lontano, ma pochi sono stati ritrovati in uno stato così ben conservato come queste mummie della palude. Tuttavia, questi resti rimangono un mistero per gli archeologi. Recenti ricerche hanno aperto la strada a teorie inquietanti sui rituali e i sacrifici degli antichi.
Le mummie di egiziana, corpi ritrovati nelle torbiere, luoghi caratterizzati da un’abbondanza di acqua di torbiera quasi immobile e da livelli di ossigeno molto bassi, hanno poco in comune con le mummie di memoria egizia, se non il fatto di essere meglio conservate.
È questo ambiente speciale che permette ai tessuti umani di rimanere intatti per migliaia di anni, ad eccezione dello scheletro (che si decompone a causa della forte acidità). Alcuni resti sono davvero allarmanti, come quelli con impronte digitali complete e tratti del viso chiaramente delineati.
La mummia più famosa di palude è l’uomo di Lindow, che si pensa sia vissuto 2.000 anni fa. Tuttavia, nell’ultimo secolo sono state fatte molte scoperte, soprattutto in Scandinavia.
Grazie alla loro buona conservazione, è possibile ricostruire almeno in parte la vita dei loro antenati, il che li rende una risorsa inestimabile per i ricercatori. Il contenuto dello stomaco può anche essere analizzato per determinare cosa hanno mangiato e in alcuni casi è possibile determinare facilmente la causa della morte. Tuttavia, le domande sulle mummie nelle paludi sono ancora molte.
Sotto la guida del dottor Roy van Beek dell’Università di Wageningen, un team di archeologi ha studiato attentamente centinaia di mummie di palude con lo scopo di trovare una somiglianza che potesse aiutare a svelare l’enigma del perché si sono diffusi. Molti dei resti avevano caratteristiche comuni, come la mancanza di vestiti e segni di brutale violenza.
Nella gran parte dei casi, i proprietari di questi resti sono morti violentemente in seguito a torture. I corpi sono stati poi probabilmente gettati volontariamente nelle paludi come parte di un rituale molto antico. I resti conservati bene raccontano solo una parte piccola di questa storia che è molto più grande.
In un articolo pubblicato sulla rivista Antiquity, il dottor Van Beek spiega che “Lo studio di questi corpi di palude dimostra che fanno parte di una tradizione millenaria profondamente radicata. Le persone uccise e sepolte nelle paludi potevano essere criminali o vittime di rituali.”
La storia non è facile da tracciare, e si pensa che probabilmente sia nata nell’Europa settentrionale intorno al 5000 a.C. (periodo neolitico) e si sia poi diffusa in tutto il nord Europa. In questa vasta area sono state trovate numerose mummie di palude, dall’Irlanda al Regno Unito e alla Germania.
Inoltre, alcuni dimostrano che il rituale è continuato per secoli, estendendosi al periodo medievale e alla prima età moderna. Il dottor Van Beek continua: “Mettendo da parte le morti accidentali ed escludendo quelle che si pensa siano suicidi o incidenti, si può presumere che la maggior parte dei corpi sia stata sepolta intenzionalmente, data la grande quantità di prove di morti violente e il numero di siti che sono stati usati ripetutamente.”
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