Una scoperta incredibile che rimette in discussione gli studi fatti fino ad oggi su una specie molto antica. Il ritrovamento di un mostro marino ha lasciato a bocca aperta gli studiosi, scopriamo insieme di che si tratta.
Quella della biologia marina è una branca in continua evoluzione. Di questi giorni la notizia di un ritrovamento ha messo in subbuglio gli studiosi di tutto il mondo, che credevano di conoscere ormai quasi tutto di una determinata specie, che al contrario continua a regalare delle incredibili sorprese. Una storia sensazionale che vi raccontiamo oggi.
Iniziamo a raccontare la storia di oggi tornando indietro di qualche anno e precisamente fino al 2014. In quell’anno nella zona di Sptitsbergen, la più estesa tra le isole Svalbard, in Norvegia, un gruppo di scienziati scopre i resti di un mostro marino.
Sembrerà un’esagerazione eppure è proprio così perché ad essere rinvenuti sono stati i fossili di un ittiosauro. Si tratta di un antichissimo rettile marino ormai estinto. Vero e proprio predatore e dominatore del mare, dall’aspetto forse lontanamente simile ai moderni delfini.
Della sua passata esistenza gli studiosi iniziano ad avere contezza nel lontano 1834, quando dopo alcuni ritrovamenti in Inghilterra, viene istituita la specie dell’ordine Ichthyosauria.
Apparsi per la prima volta nel periodo collocabile come Triassico superiore, secondo gli scienziati dovevano essere inizialmente dei rettili che abituati a vivere sulla terraferma, tornarono e si adattarono alla vita in acqua.
Questo almeno fino alla scoperta del 2014.
Le analisi sull’esemplare rinvenuto in Norvegia sono terminate solo nel 2022, ed i risultati della ricerca pubblicati sul sito “Current Biology” ne fanno una descrizione accurata. A quanto sembra non doveva trattarsi di un esemplare particolarmente gigantesco, poco meno di 3 metri. Sembra che nel Giurassico, l’ittiosauro potesse arrivare anche a 10 metri.
L’attenta osservazione delle vertebre rimette ora del tutto in discussione quello che si credeva ormai assodato rispetto alla linea evolutiva di questa specie. Perché? Ormai certa, (seppure ancora oggetto di controversie) era la provenienza della specie dal Triassico superiore, quindi circa 230 milioni di anni fa. Ipotesi molto accreditata è quella che li vede inizialmente appartenere alla specie dei Tetrapodi terrestri, quindi animali abituati nell’epoca del Permiano e Triassico, a deporre uova.
In seguito ai sempre più frequenti cambiamenti nell’ecosistema terrestre in quegli anni e alla conseguente scomparsa di specie marine, molti rettili come gli ittiosauri si ritenne invasero letteralmente le zone costiere. Da qui andarono a prendere il posto delle specie non più presenti, evolvendo e assumendo man mano le caratteristiche marine.
Gli scienziati dell’equipe rivelano però che l’esemplare rinvenuto sarebbe antichissimo, forse il più antico mai ritrovato. Nulla di strano, però quanto emerge dalle analisi sul fossile questo animale presenta caratteristiche già rilevate in esemplari di epoca più recente e soprattutto tipiche di chi già vive totalmente in un ambiente acquatico.
Significa quindi che le analisi iniziali sono errate ed il reperto è di epoca più recente rispetto a quanto si pensasse al momento della scoperta? Assolutamente tutto il contrario.
Gli studi non lasciano dubbi: il fossile è proprio inequivocabilmente risalente al Triassico, quindi esattamente del periodo della prima comparsa degli ittiosauri sulla Terra.
Un incredibile coupe de theatre nella storia evolutiva.
Cosa sia accaduto al momento è impossibile stabilirlo. Gli scienziati hanno impiegato nove anni dal momento del ritrovamento per giungere a questa conclusione.
L’equipe parla di una “scoperta emozionante che riscrive l’opinione ormai accreditata su una linea evolutiva“. Si apre ora una nuova fase di ricerca, quella volta a stabilire la verità sulla comparsa e l’evoluzione di questi animali praticamente mitologici.
Il fossile che probabilmente riceverà anche un nuovo nome, è attualmente custodito nel Museo di storia naturale dell’Università di Oslo. Gli scienziati norvegesi comunicano che lo studio è un’attività di collaborazione con l’Università di Uppsala. Durante la spedizione sono state inoltre ritrovati anche pesci ossei ed alcuni resti che sembrano appartenere forse a degli antenati dei coccodrilli. Non ci resta che attendere sviluppi.
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